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«IL "NO"? NULLA DI NUOVO: MA TUTTI ABBIAMO BISOGNO DELLA BENEDIZIONE DI DIO»

di Monsignor Vincenzo Paglia 
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 18 marzo 2021

La riflessione di monsignor Vincenzo Paglia. «Pur non essendo la benedizione un sacramento in senso stretto, tuttavia c’è un’analogia con il matrimonio, i cui ministri sono gli sposi, un uomo e una donna. E solo dall’unione tra un uomo e una donna può nascere la vita. Ribadito ciò che è ovvio. La vera benedizione, comunque, è che Dio non è muto ma parla perché noi impariamo a dirigere a Lui la nostra vita».-


La Congregazione per la Dottrina della Fede, nella sua Risposta alla domanda se sia o meno lecito impartire una benedizione a una coppia di persone dello stesso sesso, ha nient’altro che ribadito un insegnamento antico e sempre valido. Pur non essendo la benedizione un sacramento in senso stretto, tuttavia c’è un’analogia con il matrimonio, i cui ministri sono gli sposi, un uomo e una donna. E solo dall’unione tra un uomo e una donna può nascere la vita. La Chiesa benedice ciò che è ovvio e non si vede come una congregazione che si preoccupa di chiarire la dottrina della Chiesa avrebbe mai potuto affermare cosa diversa. Non ha aggiunto nulla a ciò che già è stato definito in varie forme e sedi.
Se qualcosa c’è, da aggiungere, è altro e di altro genere, visto che il dubium ha a che fare con la benedizione.  Ogni credente, al di là della tendenza e delle preferenze sessuali, è chiamato a cercare il Signore Gesù dove Lui si fa trovare. Non credo sia di minore “benedizione”, per ciascuno di noi, incontrare Gesù nella sua Parola, nel volto dei poveri, nella comunione con i fratelli e le sorelle. Non vorrei che dimenticassimo, alla ricerca di riti e di azioni liturgiche che dovrebbero colmare un divario “di genere”, che chiunque compie un sincero atto di carità concreta diventa una benedizione per chi lo riceve ma allo stesso tempo è come benedetto da quel Gesù che si è riconosciuto nel volto dei piccoli e dei sofferenti. Sarebbe fuorviante, all’interno del vissuto ecclesiale, cercare di copiare o imitare categorie politiche e sociali.
La ricchezza della vita della Chiesa si realizza e si esprime in molti modi. Risiede in quel Dio che abbiamo professato, domenica scorsa, “ricco di misericordia”. La misericordia chiama ciascuno di noi alla conversione. Che è soprattutto ricerca del volto di Cristo, in cui scopriamo quello del Padre che è nei Cieli. Se c’è qualcosa che la Chiesa è chiamata ad aggiungere, forse, non è tanto una benedizione in più ma è il riconoscimento che ogni suo figlio è chiamato, con la grazia di Dio, ad essere egli stesso benedizione e protezione per la vita di coloro che incontra sul proprio cammino. Accogliere e coinvolgere persone con tendenza omosessuale non sarà, dunque, un semplice e scontato accettarli. Significa, più in profondità, considerarli pienamente parte dell’unica vocazione di ogni fedele e dell’intero popolo di Dio: amare Dio e il prossimo con tutta l’anima, il cuore e la mente. Questo è l’appello della Quaresima: la vera benedizione della nostra vita è che Dio non è muto ma parla, indirizza a noi la sua Parola perché noi impariamo a dirigere a Lui la nostra vita. Vale per tutti, al di là delle preferenze in campo affettivo e delle tendenze in campo sessuale. Piuttosto – riprendendo una esortazione di San Paolo – “gareggiamo nello stimarci (e amarci) a vicenda” (cfr. Rm 12,10).

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