Il rapporto Cisf. La casa? Per gli italiani vuol dire ancora «famiglia» e «sicurezza»
di Francesco Belletti
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 05 dicembre 2024
Lo studio annuale del Centro studi famiglia è dedicato all’abitazione. In Italia 8 nuclei familiari su 10 vivono in un alloggio di proprietà. Giovani, decisivo il sostegno dei genitori.-
All’interno dell’ormai più che trentennale lavoro di osservazione della famiglia nella società - il primo Rapporto è del 1989 - quest’anno il Cisf dedica il suo Report, a “Case e città a misura di famiglia”. Si conferma che la questione “casa” è sempre più centrale per la vita delle persone, delle famiglie e delle comunità, e può essere lo spazio privilegiato di una nuova definizione dei confini tra pubblico e privato. Luogo e spazio di affetti e di intimità, ma anche bene economico di investimento dei propri risparmi, con ricadute e implicazioni decisive sia sull’agire economico profit, sia sulle politiche pubbliche e sul bilancio dello Stato.
In primo luogo molti dei dati raccolti (tra l’altro una indagine originale su 1.600 famiglie italiane, interpellate ad aprile 2024) ci invitano a ripensare sia il modo in cui le persone e le famiglie abitano quotidianamente le proprie case, sia come la società gestisce la casa come bene: una parola che qui assume con ancora maggiore forza una doppia accezione, sicuramente ambivalente, perché in effetti la casa può essere gestita come una “merce” qualsiasi, un prodotto su cui fare anche profitto (ma anche tassabile, come ricchezza economica della persona), oppure come strumento per il bene dei singoli e della collettività, parte integrante, quindi, del “bene comune”, inteso anche come veicolo attraverso cui garantire un più completo ed universale diritto di cittadinanza. Insomma, la casa ha valore e trasmette valore e valori (non solo economici).
Per ogni famiglia la disponibilità di un’abitazione ha una fondamentale dimensione economico-strumentale, molto rilevante nel nostro Paese, dove circa l’80% delle famiglie vive in un’abitazione di proprietà (dato molto elevato rispetto a quasi tutti gli altri Paesi europei). Questo implica scelte economiche di lungo periodo, con soldi sottratti alle spese correnti della famiglia, e forzosamente risparmiati perché così, alla fine, “la casa ti rimane”, e diventa uno strumento strategico sia di protezione per il proprio futuro, sia per la trasmissione intergenerazionale del patrimonio familiare. Inoltre oltre la metà delle famiglie intervistate che hanno acquistato la propria abitazione hanno avuto un sostegno da parte dei propri parenti (parziale nel 37,4% per l’intero costo dell’abitazione, integrale nel 14,9%). Meno della metà degli intervistati (47,7%) ha quindi potuto acquistare la propria casa da solo, senza aiuto dai parenti, e se consideriamo solo le persone sotto i 44 anni questo sostegno ha superato i due terzi dell’intero campione.
Insomma, la casa è uno strumento di solidarietà familiare tra le generazioni, in cui il risparmio dei genitori adulti viene investito in un bene che verrà poi trasferito alle generazioni future. Paradossalmente - ma non troppo - questa solidarietà intergenerazionale proiettata verso il futuro riequilibra il modo in cui le risorse pubbliche sono distribuite tra le generazioni. Infatti spesa pubblica, servizi, priorità dell’agenda politica sono destinate (e pre-occupate) soprattutto a favore delle generazioni adulte ed anziane, mentre mancano risorse e attenzioni per bambini e giovani. Anche il crescente debito pubblico è l’esempio di un sistema sociale che non riesce a smettere di “spendere oggi più di quello che ha”, rimandando il pagamento alle generazioni future (“poi passerà mia figlio a saldare il conto”). Il contrario di quella che fa un genitore che investe sulla casa per poi lasciarla ai propri figli.
Ma cosa succede a quei giovani che provengono da famiglie che non hanno risparmi e risorse economiche sufficienti per procedere all’acquisto? Oppure, in senso più ampio, quante famiglie fanno fatica a sostenere i costi di una abitazione dignitosa? Dai dati dall’indagine Cisf emerge che negli ultimi tre anni oltre il 30% delle famiglie ha avuto bisogno di un aiuto economico per sostenere i costi della casa (il 27,4% qualche volta, il 4,4% molto spesso). Per queste famiglie la casa non protegge, ma genera e alimenta la povertà economica. Anche l’Istat conferma (2022) che il 5,2% delle famiglie italiane si trova in una situazione di grave deprivazione abitativa. La vulnerabilità abitativa è dunque un fattore di rischio di grande rilevanza, e questo 5% circa di famiglie in grande difficoltà non può essere più trascurato dalle politiche pubbliche. Anche i dati Caritas relativi agli oltre 260.000 utenti accolti dai Centri di ascolto in tutt’Italia nel 2023 e riportati in un capitolo del Report Cisf evidenziano che oltre una persona su cinque manifesta problematiche di povertà abitativa, insieme ai prevalenti e più prevedibili bisogni di sostegno economico, di inserimento lavorativo e di inclusione sociale.
Dai dati Cisf 2024 emerge anche che “fare famiglia” e “mettere su casa” per tanti anni sono stati sinonimi: alla domanda “Ma in sintesi, cosa significa per te la parola casa?”, la risposta più frequente è stata proprio “famiglia” (28,6%), ma anche “sicurezza” (15,8%), “rifugio” (15,3%) e “comfort” (14,9%). C’è anche una piccola percentuale che esprime concetti negativi: prigione (0,7%) o costo (0,4%) associato al mantenimento della casa. Ogni casa (e ogni città, in fondo) si costruisce con un limite, con un perimetro che delimita il dentro e il fuori. In analogia, c’è un dentro e un fuori anche della famiglia, qualunque sia il suo modello. Sarebbe illusorio immaginare una casa (o una famiglia) senza confini. Tuttavia questi confini possono essere aperti o chiusi, permeabili o impermeabili, possono avere varchi, porte e finestre più o meno aperti. Le persone – e tutte le società, il mondo intero – sono oggi sfidate a rivedere i propri confini, per far sì che questi possano e sappiano essere sia un limes (confine) definito, non incerto né ambiguo, sia un limen (porta), una soglia che si può attraversare, attraverso cui ci si incontra, da cui si può uscire verso gli altri e in cui gli altri possono entrare.