IN SPAGNA, ABORTO A 16 E 17 ANNI SENZA IL CONSENSO DEI GENITORI
di Soemia Sibillo
da vwww.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 20 giugno 2024
Se la legge depenalizza un reato non significa che quell’atto sia un bene. Rimane un male. E ancora si dimentica che il primo diritto di una persona umana è la sua vita.-
In Spagna le ragazze di 16 e 17 anni possono abortire senza il consenso dei genitori. La corte Costituzionale ha approvato la riforma della legge sull'interruzione di gravidanza e ha indicato gli ospedali pubblici come centri di riferimento.
Alla lettura di questa notizia c’è il rischio che da una parte qualcuno si abbandoni all’opinione corrente, con rassegnazione, e qualcun altro esulti per una ulteriore conquista civile raggiunta! “Se mi è consentito abortire e per di più senza il permesso dei genitori, allora questo è un bene”. No, non è un bene. Se la legge depenalizza un reato non significa che quell’atto sia un bene. Rimane un male.
Con questa ulteriore legge, in Spagna, se qualche genitore avesse ancora qualche dubbio, sappia che di fronte alla propria figlia minorenne che ha deciso di abortire, non può più offrire un aiuto, né un sostegno per evitarlo. Può solo acconsentire e accompagnare. Altrimenti occorre “farsi da parte”. E così, dopo aver completamente trascurato la figura del padre (quanti padri non sanno di esserlo stato, quanti padri soffrono per non poter dialogare e confrontarsi con la propria compagna…), ecco ora togliere la responsabilità genitoriale sui propri figli minorenni. Dove sono finiti i padri? Dove sono finiti i genitori e la famiglia? Dove è finito il dialogo, il sostegno, la vicinanza? E se un giorno vostra figlia minorenne vi chiedesse, mamma, papà perché non mi siete stati vicini? Dove eravate?
E al contempo assistiamo a madri che accompagnano le proprie figlie ad abortire. Ce ne sono, eccome. E quante preferiscono non sapere, in nome di un “benessere” dei propri figli, perché non perdano la “felicità”, la “carriera”, perché è bene che facciano le loro “esperienze”. E se dovesse capitare una gravidanza. “Problema tuo”. Sei sola. Finchè il bambino sarà considerato un “problema”, si continueranno a studiare risposte più o meno “adeguate” per risolverlo.
Non dimentichiamo che il primo diritto di una persona umana è la sua vita ed è condizione di tutti gli altri diritti, per questo è il più prezioso. E riguarda tutti, senza discriminazioni. Si, riguarda anche quel bimbo in grembo, che non ha ancora voce ma non per questo è meno titolare di diritti.
Ebbene, la verità è un’altra. Non sei sola.