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Istat, i dati allarmanti sul calo delle nascite in Italia: dal 2008 è una discesa inarrestabile

da www.lastampa.it
@Riproduzione Riservata del 19 dicembre 2022

È uscito il rapporto su “Natalità e fecondità relativo al 2021”: in 12 anni calo del 12% e il trend per il 2022 è in discesa.-

Il nostro Paese può farcela a superare le secche della crisi economica, dell'inverno demografico, del declino, secondo il professor Gian Carlo Blangiardo, presidente dell'Istat, a patto però che ci si rimbocchi le maniche «e si facciano scelte di responsabilità e di buon senso», spiega in una intervista a La Stampa. «Forse non sarà un'Italia spumeggiante come al tempo della "Milano da bere", ma è pur sempre un Paese che ha saputo reagire bene, e diciamo pure meglio di altri, agli effetti sanitari ed economici di una grave pandemia», aggiunge Blangiardo. «È vero - rileva - che l'età media è più avanzata, ma i cicli, chiamiamoli della vitalità, si sono spostati in avanti».
Ma a che punto è il nostro Paese sul fronte delle nascite? È sempre l’Istat a fare la fotografia dell’Italia. E i dati sono preoccupanti: la natalità è al minimo storico ed è necessario invertire il trend.

Sempre meno donne in età per avere figli
Si tratta di un fenomeno di rilievo, in parte dovuto agli effetti strutturali indotti dalle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni, spiega l'Istat. In questa fascia di popolazione le donne italiane sono infatti sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette baby-boomers (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) sono quasi del tutto uscite dalla fase riproduttiva; dall'altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti. Queste ultime scontano, infatti, l'effetto del cosiddetto baby-bust, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995 che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995. A partire dagli anni duemila l'apporto dell'immigrazione, con l'ingresso di popolazione giovane - spesso derivante dei ricongiungimenti familiari favoriti dalle massicce regolarizzazioni - ha parzialmente contenuto gli effetti del baby-bust, sottolinea l'Istat. Ma l'apporto positivo dell'immigrazione sta lentamente perdendo efficacia man mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera residente. Nel complesso, a diminuire sono soprattutto le nascite all'interno del matrimonio, pari a 240.428, quasi 20 mila in meno rispetto al 2020 e 223 mila in meno nel confronto con il 2008 (-48,2%). Ciò è dovuto innanzitutto al forte calo dei matrimoni, che si è protratto fino al 2014 (con 189.765 eventi a fronte dei 246.613 del 2008) per poi proseguire con un andamento altalenante. A ciò va aggiunto che nel 2020 la pandemia ha indotto molte persone a rinviare o a rinunciare alle nozze al punto da sì che il numero dei matrimoni si sia pressoché dimezzato (-47,4%). 

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