La marcia dei sei milioni
Marcia Nazionale Per La Vita.-
Marceranno con noi. Sei milioni, una moltitudine sterminata. Il 20 maggio, a Roma, alla settima Marcia per la vita, ci saranno anche loro, cui è stato negato, dalla giustizia degli uomini e dalle sue leggi, il diritto di nascere.
Ci saranno anche loro, che ora sappiamo “affidati alla Misericordia del Padre” come ricorda San Giovanni Paolo II Papa nell’enciclica Evangelium vitae, e che aspettano, nella Resurrezione Pasquale, la gloria della Resurrezione, nell’ultima ora in cui, anch’essi che hanno patito la strazio del l’aborto, risorgeranno nella pienezza di vita.
E’ questa la gioiosa speranza che ci accompagnerà per le vie di Roma in quella che si appresta a diventare, per importanza, la madre di tutte le Marce per la vita che pure, di questi tempi vanno moltiplicandosi nel mondo. E se ne comprende bene il motivo.
Che l’aborto sia il delitto abominevole, insulto all’uomo e a Dio creatore, è verità ormai quasi universalmente censurata, così politicamente scorretta che, a dirla, può capitare di rischiare il posto di lavoro. Che l’aborto sia sempre più diffuso e banalizzato – e ne dà conto l’impennata nelle vendite, dopo la liberalizzazione, delle varie pillole abortive – è una triste realtà. Che l’aborto sia assurto a diritto civile a tutela del quale occorrerebbe impedire al medico l’esercizio dell’obiezione di coscienza e ai pro life il sostegno alle donne in difficoltà per una gravidanza difficile, è purtroppo una deriva verso la quale siamo incamminati in questa società violenta che non tollera obiezioni al pensiero unico di cui è portatrice. Per alcuni Paesi tutto questo è già realtà.
Le marce per la vita sono lo spazio che rimane a quanti non accettano di tacere, di essere complici. Gente che si accolla fatica e spesa per dirlo, che passa la notte in pullman o in treno per testimoniare di fronte al mondo che non si costruisce la vita uccidendo nel grembo i figli, che la tranquillità, il benessere, il futuro sereno cui tutti tendiamo non si edificano sull’immane sacrificio di vite che giornalmente si compie con l’aborto, che la pace, che tutti vogliamo, sarà impossibile finchè una madre ucciderà il figlio, come diceva Santa Teresa di Calcutta.
Non possiamo certamente valutare la forza della testimonianza che una marcia per la vita ha su chi abbia la ventura di imbattersi in essa, ma una certezza è possibile fin da adesso. Prima o poi la verità si fa strada. Non è dato saper quando, nè come, ma possiamo esser certi che un domani verrà in cui si guarderà con orrore e sgomento a questi nostri giorni e al baratro in cui, a partire dall’aborto volontario, l’Occidente, già cristiano, è caduto. L’aborto volontario, il dominio dell’uomo sull’uomo, è infatti la crepa che ha minato la diga, caduta la quale il disastro è stato totale e ogni aberrazione, in nome dell’autodeterminazione ha trovato cittadinanza.
Contemplando la desolazione del nostro tempo, con le massime istituzioni mondiali ed europee e i potentati economici impegnati fino alla distruzione della stessa natura dell’uomo, sostenuti da tutto il sistema massmediatico , nel silenzio di tanti uomini di Chiesa, ci si chiederà allora come è potuto accadere che l’uomo abbia smarrito se stesso fino a tal punto.
Apparirà allora l’impegno di quanti non si sono piegati e che hanno continuato a lavorare e a testimoniare e le Marce per la vita saranno come la luce che dalle abbazie si è irradiata nell’Europa delle rovine dei barbari per la salvezza della civiltà.
da www.La Nuova Bussola Quotidiana.it
@ Riproduzione Riservata del 26 aprile 1027