Se la politica si ispirasse a san Francesco...
Di Gloria Riva .-
Vivo in un convento dedicato a san Francesco, fondato nella Repubblica di San Marino mentre il santo era ancora vivente, così la “sparata” dei “grillini” sulla loro presunta identità francescana, mi ha alquanto provocato. Lo abbiamo edulcorato così tanto, san Francesco, da permettere a persone senza una vera identità cristiana di paragonarsi a lui! Ne abbiamo fatto il santo ecologico; il santo protettore degli animali, il santo pacifista, il santo, tutto sentimento, che fa pendant con santa Chiara (altra grande donna bistrattata), al punto da dimenticare l'asprezza della sua vita e la forza che egli traeva dalla croce. Per fortuna l'arte ci permette di non dimenticare, forse per questo non è amata dai totalitarismi di ogni colore! Penso alle austere tele del pittore dei frati, Francisco de Zurbarán, dove san Francesco è immortalato con il teschio in mano, chiuso in un saio castigato e lacero. Penso ancor più alla tela del Barocci recentemente esposta a una mostra sul santo che ritrae san Francesco in preghiera. Sullo sfondo l'artista dipinge il paesaggio aspro della Verna, monte che il santo aveva ricevuto in dono nella città di San Leo dal conte Orlando Cattani da Chiusi. Era l'8 maggio 1213 quando le parole di Francesco: «Tant'è il bene che m'aspetto ch'ogni pena m'è diletto» trafissero il cuore del conte spingendolo a privarsi del monte per donarlo al frate di Assisi. Il Barocci ci regala un Francesco dagli occhi vivissimi ed estatici tutti rivolti al crocifisso. Un libro di preghiera fa bella mostra di sé in primo piano, mentre silenziosamente nei palmi del canto s'imprimono le piaghe del Salvatore. Mi domando cosa abbia in comune questo santo con un movimento politico che non pare certo meditare ogni giorno la passione del Signore, né digiunare aspramente piangendo per i peccati del popolo. Né tanto meno, credo, vedere alcuno dei suoi gettarsi nel rovo per scongiurare i peccati contro la purezza, o spogliarsi di ogni cosa per sposare Madonna Povertà. Penso piuttosto che Francesco sia un santo fuori moda: vuole portare tutti in paradiso con le indulgenze; propone ai suoi seguaci di offrire penitenze in riparazione dei peccati; predica la misericordia e il perdono a patto che ci si converta e si faccia penitenza; si reca davanti al Sultano parlandogli di Gesù Cristo e invitandolo a cambiare fede… Non si fatica a notare quanto, non solo i grillini, ma anche molti cristiani, abbiano poco in comune con lui. Davvero come ha detto il cardinale Parolin: «Forse mai nessuno potrà dire “mi identifico con san Francesco”: è un modello talmente alto, non irraggiungibile intendo, ma talmente alto che sfugge sempre a qualsiasi identificazione». Se si prendesse sul serio l'esempio di Francesco al quale Cristo chiese di riparare la sua Chiesa, se i politici prendessero sul serio il programma di riparare questa società nella logica di un Vangelo sine glossa, allora forse ci sarebbe più giustizia, più verità e certamente più lavoro per tutti, perché alcuni strapoteri di questo mondo verrebbero a esser minati alle radici. Il Dio Mammona, si sa, è l'unico a informare le strategie economiche, culturali e sociali della nostra società (e non solo la nostra). Così san Francesco combatté tutta la vita – per mezzo della pace e della preghiera – quello spirito di contesa e di menzogna che è l'arma favorita dal Nemico. Volesse il Cielo che si forgino politici di questo calibro, capaci di stare davvero dalla parte del popolo e non dalla parte del potere più forte.
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Da www.avvenire.it del 25 maggio 2017