LA SCOPERTA DI BETSAIDA, IL VILLAGGIO DI SAN PIETRO E DEI MIRACOLI DI GESÙ
di Eugenio Arcidiacono
Un team di archeologi della Galilea ha forse scoperto il luogo di nascita degli apostoli Pietro, Andrea e Filippo e dove Gesù guarì un cieco. Un luogo dalla storia affascinante, come la vicina Cafarnao e che ripropone il tema dell'affidabilità dei Vangeli come fonte storica.-
«Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: "Seguimi!". Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e Pietro». Così il Vangelo di Giovanni (1, 43-44) menziona questo villaggio di pescatori (in aramaico Betsaida significa "casa del pescatore" da cui provenivano tre apostoli. Dopo decenni di ricerche un team di esperti guidati da Mordechai Aviam dell'istituto Kinneret di archeologia della Galilea ritengono di aver finalmente scoperto le prime tracce di questo villaggio citato anche da Marco (8, 22-26) a proposito della guarigione di un cieco («Giunsero a Betsaida e gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo...» e da Matteo (11, 21) dove i suoi abitanti sono aspramente rimproverati da Gesù («Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perché se a Tiro e Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voai, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite».
.Gli archeologi sono partiti dalle informazioni dello storico romano di estrazione ebraica Giuseppe Flavio, secondo il quale Betsaida era situata nel punto dove il Giordano entra nel Lago di Tiberiade in una localita' chiamata oggi al-Araj (Beit Habek). Alla fine del I secolo d. C., Flavio spiegava come il villaggio di Betsaida nel 30 d. C. fosse diventata una polis greco-romana durante il regno di Filippo, figlio di Erode il Grande, che la rinominò Julias in onore della madre dell'imperatore romano Tiberio. Nel 67 d.C sempre Giuseppe Flavio racconta che fu distrutta nella guerra con i romani insieme a molte altre città della Galilea.
Gli archeologi hanno portato alla luce uno strato di terreno con reperti di epoca romana che potrebbero essere collegati a proprio a Betsaida/Julias: sono stati ritrovati in particolare una moneta di argento dell'epoca dell'imperatore Nerone, parti di un mosaico, e i resti di una vasca del tutto inusuale negli altri villaggi della zona.
Già in passato si era ritenuto di aver ritrovato Betsaida. Gli scavi in un altra località, E-Tell, hanno portato alla luce, tra le altre cose i resti di abitazioni del periodo greco e romano contenenti attrezzi da pesca. Ma molti archeologi sostengono che non si tratti di Betsaida perché il luogo dista circa due chilometri e mezzo dalla costa, troppo lontano per essere stato un villaggio dedito alla pesca.
Questa scoperta ripropone l'annoso problema dell'attendibilità dei Vangeli come fonte storica. In proposito, Radio Vaticana ha sentito lo storico Gianfranco Cardini. «Dai Vangeli traiamo informazioni storiche che sono incapsulate nel racconto della vita di Gesù». Non sono cioè l'elemento centrale in essi: ciò che conta, ovviamente, è la Buona Novella. Da qui la necessità di trovare degli altri riscontri come «un'iscrizione ebraica, o romana o di un pellegrino cristiano: ce ne sono alcune rarissime del I° e del II° secolo dopo Cristo. Così avremmo delle certezze maggiori». Di sicuro, conclude lo storico «Non possiamo dire: questo è vero perché l'ha detto il Vangelo. Come cristiani si ha il dovere di dare lezione di onestà scientifica che è parte dell'onestà morale».
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 11 agosto 2017