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La sfida. Le piccole scuole sfidano l'isolamento

di Paolo Ferrario
Nei centri minori è sempre più diffuso il fenomeno delle pluriclassi: viaggio a Sassello, in Liguria. Banda larga e tablet contro i tagli pubblici: in gioco il futuro di 900mila alunni.-
La strada che porta a Sassello è una striscia d’asfalto che si inerpica nel cuore verde dell’Appennino tra Piemonte e Liguria. In questo paese di 1.700 abitanti in provincia di Savona si è dato appuntamento un nutrito gruppo di insegnanti e dirigenti di piccole scuole, di montagna e delle isole, per condividere esperienze e buone pratiche, tutte accomunate dall’utilizzo intelligente della tecnologia e da una buona dose di innovazione della didattica. Convocati dall’Università Cattolica di Brescia, che ormai da cinque anni studia il “caso Sassello” e, per la prima volta, da mercoledì a ieri ha organizzato quassù la summer school“ Insegnare e apprendere nelle piccole scuole”, docenti e presidi hanno raccontato come sono riusciti tenere in vita questi micro-istituti e quindi a dare una speranza di futuro anche ai territori che li ospitano.
Una fetta d’Italia non marginale, dato che le piccole scuole censite dal Miur sono 1.333 (1.294 di montagna e 39 delle isole), con quasi 900mila alunni (il 10% del totale nazionale) e 76.245 docenti. «Lavoriamo per dare ai ragazzi dei nostri paesi le stesse opportunità dei ragazzi di città», dice Lia Zunino, per dieci anni dirigente dell’Istituto comprensivo di Sassello, 470 alunni (dall’asilo alle medie), di cinque Comuni: Sassello, Urbe, Pontinvrea, Mioglia e Stella. «Per superare l’isolamento abbiamo precorso i tempi», ricorda Zunino. Così, a Sassello, la banda larga è già realtà da quasi dieci anni e Samsung ha premiato la scuola come classe 2.0, dotandola di Lim e tablet per gli studenti. E siccome in paese non ci sono scuole superiori e il viaggio verso Savona richiede un’ora buona, a Sassello si sono pure inventati la scuola a distanza grazie a un accordo con l’istituto nautico “Ferraris Pancaldo” e il “Boselli” per ragionieri e geometri. «Un giorno a settimana – spiega Matteo Serlenga, insegnante tutor – i ragazzi possono seguire le lezioni da qui in videoconferenza e sono pure interrogati a distanza, con ottime votazioni».
Quest’anno sono stati quattro gli studenti che hanno usufruito di questo servizio. «Ma potrebbero essere di più, se solo questo modello di scuola fosse riconosciuto – sbotta la preside Zunino –. Per questi territori serve una scuola su misura». A fare difetto non è certo l’impegno del Comune che, con un bilancio di 2 milioni e mezzo, investe ogni anno 400mila euro nella scuola. «Stiamo lavorando per trasferire, dal primo settembre, il micronido e la materna nella sede del Comprensivo – spiega Daniele Pitto, responsabile dei Servizi sociali e Pubblica istruzione – investendo tutti gli avanzi di amministrazione, le economie che riusciamo a realizzare, perché siamo convinti che senza la scuola il paese è destinato a morire. Ma abbiamo bisogno d’aiuto ».
Un grido d’allarme che, da Roma, non vogliono ascoltare, dato che, soltanto negli ultimi sette anni, il piccolo centro dell’Appennino ha subito un taglio dei trasferimenti statali per oltre 650mila euro. Nonostante tutto, le piccole scuole resistono, come ha testimoniato, qui a Sassello, Michele Ponzio, vicepreside dell’Istituto comprensivo “Rallo” di Favignana, la principale delle isole Egadi, in provincia di Trapani. Prima scuola italiana a dotarsi, nel 2005, della lavagna interattiva multimediale Lim, l’istituto isolano – che ha 245 alunni (dall’infanzia alla media) e un plesso staccato a Merettimo, con altri 11 alunni della scuola dell’infanzia e 8 di una pluriclasse della primaria – ha un grosso problema: il turnover degli insegnanti è del 97% all’anno. «Chi può se ne va e noi dobbiamo ogni volta ricominciare da capo», sottolinea, sconsolato, Ponzio. Che chiede al Ministero un’attenzione maggiore e un aiuto a «restare a galla».
Perché, come ricorda Fabio Pruneri, docente di Storia dell’educazione all’Università di Sassari, la pluriclasse, caratteristica delle piccole scuole, non è «il posto dei poveri», ma una sorta di «ritorno al futuro», visto che, andando a ritroso nei secoli, le prime scuole che si incontrano sono proprio pluriclasse. «Anche la scuola di don Milani lo era», sottolinea il docente. Una scuola, quella piccola, che assomiglia molto alla bottega artigiana, per usare l’efficace immagine di Ezio Delfino, presidente dell’associazione di presidi Disal, che ha dato il patrocinio alla tre giorni di Sassello. «Le piccole scuole – conclude – possono diventare paradigmi di innovazione culturale, metodologica, formativa e spazi di reale autonomia. Punti di tradizione verificata e rilanciata».
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 08 luglio 2017

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