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CAV - Centro di Accoglienza alla Vita Vogherese ODV

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«LA VITA HA VALORE A PRESCINDERE DALLA SUA DURATA»

di Chiara Pelizzoni   
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 07 febbraio 2021

Eleonora e Federica hanno vissuto esperienze simili a distanza di anni. Due bimbe con patologie incompatibili con la vita diagnosticate in gravidanza. Loro, però, le hanno accolte e accompagnate alla nascita. Letizia è stata battezzata ed è morta dopo 35 minuti nelle mani del padre. Chiara Gemma è tornata al cielo a nove mesi. All'unisono dicono: «il Signore opera attraverso la disabilità e la mancanza».-

La vita è il dono più bello, ma è anche un attimo. Quando la concepisci, quando la perdi, quando scegli se accoglierla, oppure no. Quando all’improvviso ti trovi davanti a un bivio che interpella la tua responsabilità. Così è stato per Federica ed Eleonora che, in occasione della 43° Giornata per la vita, ci raccontano come abbiano dovuto fare i conti con una scelta che ha messo in gioco la loro libertà e ha determinato la loro vita.

FEDERICA: «LA SUA VITA È STATA COMPIUTA. NON MANCAVA NIENTE»
I figli di Federica e Saverio: Benedetta, Gloria, Margherita ed Emanuele. In primo piano al centro la più piccina, Chiara Gemma   I figli di Federica e Saverio: Benedetta, Gloria, Margherita ed Emanuele. In primo piano al centro la più piccina, Chiara Gemma
«Quando tre anni fa abbiamo iniziato ad aspettare Chiara Gemma, avevo appena compiuto 47 anni» racconta Federica, 51 anni (nella foto di copertina con il marito Saverio Pierro, 48, e i figli Benedetta, Gloria, Margherita ed Emanuele.); «e la notizia del quinto figlio era completamente fuori programma, fuori età, fuori da tutto. Nonostante questa cosa mi stesse costando parecchio, capivo che come tutte le vite che avevamo desiderato (quelle dei nostri quattro figli) anche questa - che non lo era - era necessario accoglierla. La nostra famiglia è una famiglia cattolica, che ha un legame molto bello con Papa Luciani. A lui abbiamo affidato tutti i nostri figli, a lui ci siamo rivolti quando non riuscivamo a concepire la nostra prima figlia; con un semplice Gloria tute le sere. Dopo nove giorni è arrivata Benedetta. Tutti i nostri figli sono nati nei 33 giorni del suo pontificato e anche quest'ultima bimba sarebbe nata proprio in quei giorni. Così abbiamo capito che ce la donava per insegnarci l'accoglienza. Non sapevamo che tipo di accoglienza sarebbe stata».
Poi la morfologica al quinto mese: «Lì abbiamo scoperto che sarebbe stata handicappata a causa della spina bifida; questo ovviamente ha generato in noi dolore, paura, sensi di colpa... Avrai potuto evitarlo alla mia età, mi ripetevo... Quando abbiamo approfondito la dottoressa subito ci ha chiesto se intendevamo interrompere la gravidanza ma né io né mio marito l'avremmo mai fatto. All'unisono ci siamo detti: “La accettiamo così com'è”».
A quel punto si è resa necessaria l'amniocentesi: «La dottoressa nuovamente ci ha ricordato che la legge ci permetteva di abortire. Ricordo ancora quanto si è urtato mio marito. Ho pensato a Gesù che per tre volte chiede a Pietro: “Mi vuoi bene?”. E mi sono chiesta se io volessi bene a questa bimba. A questa domanda non dovevo rispondere con le mie ideologie, ma col rapporto che avevo con lei, che vedevo nello schermo con tutti i suoi problemi confermati. Diversamente non avremmo più potuto essere felici».
Dopo tutte le indagini è emerso che Chiara Gemma era affetta da Trisomia 18, la cosiddetta “incompatibile con la vita”; «Ho pensato: Signore prima ci chiedi di affrontare un handicap, poi di portare avanti un percorso che non sapremo se sarà vita. In quel momento è stato necessario andare all'essenziale dell'amore, togliersi la pelle di dosso. Per fortuna non siamo mai stati soli, abbiamo sempre avuto gli amici con noi. Tra loro c'è chi ci ha indirizzato alla Quercia Millenaria. Ho chiamato e mi ha risposto Eleonora carica di vita e di energia. Avevo bisogno di uno sguardo di qualcuno che era passato per quel tunnel così e non solo era riuscito a sopravvivere: da lei e Mauro emergeva che gli era stato donato qualcosa. Questo incontro ci ha dato l'idea che anche noi avremmo trovato un guadagno!».
Tutti hanno iniziato a pregare per loro e «Dio ci ha fatto la Grazia di farla nascere viva. I medici erano tutti intorno a noi in attesa che morisse; lei, invece, è nata sorridente. Per permetterle di vivere avrebbe, però, dovuto essere operata. Abbiamo trovato un medico che si è sentito di affrontare questa esperienza. Anche con lui è nata un'amicizia speciale; l'incontro con Chiara Gemma è stato determinante anche per la sua professione. La piccola ha subito l'intervento, sembrava non sopravvivesse, è subentrata anche la meningite. Eppure dopo tre mesi di ricovero è venuta a casa e ha vissuto sei mesi con noi».
Poi una crisi respiratoria: «Stava fiorendo ma il 24 maggio 2018 è tornata al cielo. La sua vita era stata compiuta, non mancava niente. Ricordo come fosse adesso la mia terza figlia che aveva otto anni: era andata a fare ginnastica e ha detto alla maestra: “Non sono venuta perché è morta mia sorella”. La maestra le ha risposto: “Non sarebbe stato meglio non farla soffrire?” e lei senza un dubbio: “No perché mia sorella era felice e rideva”. Questa è una certezza per i miei bambini anche i più piccoli; nella vita e nella morte di Chiara Gemma c'era già tutto».
Dopo la morte di Chiara Gemma l'amicizia tra Federica ed Eleonora si è intensificata. «Era come se per rendere onore a lei avessimo bisogno di dire al mondo la bellezza di questa esperienza. Tutte le persone che hanno incontrato Chiara Gemma da viva e hanno saputo della nostra storia sono rimaste toccate. Pensavano che fossimo pazzi perché non avevamo abortito, avrebbero fatto qualsiasi per risparmiarci lo strazio; non capivano come potessimo essere così attaccati alla bimba. Poi sono venuti a chiederci scusa. “Non avevo capito nulla di Chiara Gemma” ci ha detto una dottoressa davanti al suo cadavere in obitorio; “adesso ho capito che devo chiedere a lei di aiutarmi di fronte ai bambini che non possono guarire”. Fosse anche solo per questo ne è valsa la pena». Al funerale di Chiara Gemma in tanti chiedevano dove inviare le offerte: «C'è un luogo che può aiutare a guardare queste situazioni con occhi di verità: la Quercia Millenaria dove la libertà si gioca non per scegliere il minore dei mali, ma il massimo dei beni». Benedetta, la prima figlia, è stata benedetta appunto in pancia da Giovanni Paolo II; poi sono nati Gloria, Margherita ed Emanuele. «Nella nostra famiglia e nella scelta stessa dei nomi c'è il senso di una storia che si vive nell'amore alla Chiesa. Il nome stesso di Chiara Gemma è stata un'intuizione che ci ha aiutato a capire chi fosse: una gemma preziosa e una promessa di fioritura... questa cosa doveva essere Chiara a tutti! Poi abbiamo scoperto la statura di queste due grandi sante e invocarle ci è stato molto utile».
Eleonora Mariani,41 anni, e Mauro Busnelli, 42, con Samuele, Maria ed Emanuele.  Eleonora Mariani,41 anni, e Mauro Busnelli, 42, con Samuele, Maria ed Emanuele.

ELEONORA: «MEGLIO QUALCHE MESE DI FATICA CHE UNA VITA DI RIMORSI»
Eleonora è approdata alla Quercia millenaria nel 2007; «Io avevo 26 anni ed era la prima gravidanza. Eravamo sposati da un anno ed era appena morto mio padre. Alle prime indagini ci hanno detto che quel bimbo soffriva di agenesia renale bilaterale: ovvero non aveva speranza di vita oltre le due settimane e sarebbe morto in grembo. A me il dubbio di abortire si è insinuato. Perché in quella situazione il rischio di fidarsi completamente dei medici c'è».
Accanto a Eleonora e Mauro, però, la presenza di una guida spirituale «Una suora; quando la chiamai per riferire quel che mi aveva detto il medico mi rispose: “Non mettete mano alle cose che non competono agli uomini”. Nella rabbia  e nello sconforto ci siamo affidati. Certi che ci sarebbe stato qualcosa di grande dopo la salita».
Così si sono fatti seguire dal San Gerardo di Monza: «Passando prima dal Buzzi dove abbiamo vissuto il pressing dei medici perché eravamo alla 21ma settimana e potevamo ancora abortire. Quando hanno capito che volevamo proseguire ci hanno guardato con aria di sufficienza. Ma in noi, oltre al discorso della fede, c'era anche quello razionale. E se si sbagliano? Ci dicevamo. Meglio qualche mese di fatica che una vita di rimorsi».
Così hanno deciso di andare avanti: «Coincidenza quando abbiamo chiamato la suora era a casa di amici che conoscevano la Quercia millenaria; ci siamo messi in contatto con Sabrina e Carlo - fondatori - e nel giro di un paio di anni siamo diventati coordinatori regionali della Lombardia. Da lì abbiamo iniziato a collaborare con la psicologa del San Gerardo per sostenere altre coppie nella stessa situazione incontrandole a casa nostra per fare accompagnamento. Su intuizione di un'amica e di un'altra coppia abbiamo creato dei gruppi di mutuo aiuto La speranza oltre il dolore con la collaborazione anche del sacerdote della parrocchia che ha battezzato Letizia che nel frattempo era arrivata a termine ed è vissuta 35 minuti. L'abbiamo battezzata ed è morta nelle mani di suo papà». Nonostante questo Eleonora con serenità afferma: «Quando è nata ci siamo accorti che ha vinto la vita, non la morte. E il ritorno nei cuori delle persone intorno a noi è stato talmente forte che abbiamo capito che dietro a Letizia c'era un disegno. Sono 13 anni che la Leti è nata e abbiamo visto le grandi opere che grazie a lei sono state compiute: occasioni in cui raccontare la sua storia, in cui ribadire che la vita ha valore a prescindere dalla sua durata e che il Signore opera attraverso la disabilità e la mancanza. Vedere tutti questi segni ci ha fatto mettere in gioco. Un po' ti affidi e un po' vai sapendo che dietro c'è Qualcuno che tira le fila». Negli anni successivi sono nati Samuele, Maria ed Emanuele.
La Quercia Millenaria nel frattempo da nazionale è diventata regionale: «Per prima è partita la Toscana e dallo scorso anno la Lombardia; a breve arriverà il Veneto (il sito www.laquerciamillenaria.it raccoglie tutte le realtà). Il senso della Quercia è che nessuno va lasciato solo perché da soli si ha paura. Non c'è una mamma che si sia pentita di aver conosciuto il proprio bambino anche solo per un minuto; quante, invece, si sono pentite per anni o per sempre di non averlo fatto». «La Quercia» concludono all'unisono «genera una compagnia che vorrebbe raggiungere proprio quel momento di tormento e fatica di fronte alle diagnosi. Sono reti di bene che nascono dallo sguardo d'amore che i nostri figli – belli e fugaci come fiori di ciliegio - ci hanno insegnato e continuano a insegnarci».

Il pieghevole dell'Associazione
Il pieghevole dell'Associazione

LA QUERCIA MILLENARIA LOMBARDIA ODV
Nel 2007 a una coppia in attesa di una bambina viene diagnosticata una patologia incompatibile con la vita extrauterina. I genitori decidono di accompagnare la loro figlia fino all’esito naturale della gravidanza.
Grazie al consiglio di amici si rivolgono a “La Quercia Millenaria – Onlus”, associazione nazionale per la tutela della salute fetale e della gravidanza a rischio, che li accompagna e li sorregge.
Durante il percorso di cura presso l’ospedale di Monza, nasce una stretta relazione di fiducia con una psicologa e un medico in particolare. Si crea una collaborazione che consente ai coniugi di accompagnare a loro volta le famiglie della zona nella medesima situazione.
Negli anni il numero dei genitori affiancati diventa considerevole, tanto da sentire l’esigenza, attraverso l’amicizia nata con le altre famiglie, di creare uno spazio periodico di condivisione e crescita.
Nasce così a febbraio 2012 il gruppo di auto-mutuo-aiuto “La Speranza Oltre il Dolore“. Qui, decine di coppie nel corso degli anni hanno potuto, e possono tuttora, trovare ristoro in un momento di particolare fatica e al tempo stesso respirare un clima di accoglienza empatica in cui sentirsi pienamente a casa. Il gruppo inizia a trovarsi nella provincia di Monza e Brianza.
Pochi anni dopo, alcuni medici ed ostetriche dell’ospedale di Mantova condividono tra loro il profondo disagio di sentirsi privi di strumenti per sostenere ed assistere adeguatamente le coppie che, di fronte ad una diagnosi di patologia, esprimono il desiderio di proseguire comunque la loro gravidanza.
Inizia così un’opera di sensibilizzazione dell’ambiente mantovano circa il delicato tema della diagnosi prenatale infausta e dell’accompagnamento alla vita nascente, coinvolgendo anche “La Quercia Millenaria – Onlus”.
Contestualmente, una coppia mantovana con una diagnosi di terminalità, sceglie di proseguire la gravidanza. Dopo essere stata aiutata a elaborare il lutto per il figlio, decide di mettersi al servizio della comunità cittadina collaborando con La Quercia nella realizzazione del progetto di Perinatal Hospice presso l’ospedale “Carlo Poma”.
In questi anni di servizio, si è toccato con mano il bisogno di sostegno, accompagnamento e formazione sul territorio lombardo. È apparso quindi, naturale, a seguito della chiusura dell’associazione nazionale, per le coppie di Monza-Brianza e Mantova, coinvolgere famiglie e medici e unire le forze per fondare insieme “La Quercia Millenaria Lombardia – ODV”.
Con questo rinnovato impegno lo spirito e l’opera dell’associazione prosegue il suo cammino per offrire a quante più famiglie possibile appoggio solido e duraturo… proprio come una Quercia!
CONTATTI
Cellulare 351 688 5618
mail ‎lombardia@laquerciamillenaria.it

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