L'angelus. Il Papa: «Non bisogna aver paura della croce di Cristo»
Redazione Internet
Non una croce “senza Gesù” ma “con Gesù inchiodato”, soffrendo cioè “per amore di Dio e dei fratelli”. Vicinanza ad alluvionati di Asia e Usa, pensiero al viaggio in Colombia.-
È un invito a “non avere paura della croce”, non una croce “senza Gesù” ma “con Gesù inchiodato”, soffrendo cioè “per amore di Dio e dei fratelli”, quella del Papa all’Angelus in Piazza San Pietro, perché tale sofferenza, per grazia di Cristo, “è feconda di risurrezione”. “Spendere i propri talenti, le proprie energie e il proprio tempo - sottolinea - solo per salvare, custodire e realizzare sé stessi, conduce in realtà a perdersi, ossia a un’esistenza triste e sterile. Se invece viviamo per il Signore e impostiamo la nostra vita sull’amore, come ha fatto Gesù, potremo assaporare la gioia autentica. E la nostra vita non sarà sterile, sarà feconda”. Francesco infatti ricorda che la “regola d’oro che Dio ha inscritto nella natura umana creata in Cristo” è che “solo l’amore dà senso e felicità alla vita”.
La riflessione del Pontefice scaturisce dal brano evangelico domenicale, in cui Matteo spiega come Pietro - saputo che Gesù “a Gerusalemme dovrà patire, essere ucciso e risorgere” - rimproveri il Maestro dicendogli che tale sorte “non può accadere a Lui”. Cristo allora lo rimprovera “a sua volta”, parlando di “scandalo”, perché Pietro non pensa “secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Da “‘pietra’ solida perché Gesù potesse costruirvi sopra la sua comunità”, l’apostolo diventa dunque “un ostacolo, una pietra, ma non per costruire, una pietra d’inciampo sulla strada del Messia”: Gesù - aggiunge il Papa - sa che Pietro e gli altri discepoli “hanno ancora molta strada da fare per diventare suoi apostoli”.
La via “da percorrere” indicata da Gesù - spiega il Pontefice - è allora quella di rinnegare se stessi, prendere la Sua croce e seguirlo: “Sempre, anche oggi, la tentazione è quella di voler seguire un Cristo senza croce, anzi, di insegnare a Dio la strada giusta. Ma Gesù - evidenzia - ci ricorda che la sua via è la via dell’amore, e non c’è vero amore senza il sacrificio di sé. Siamo chiamati a non lasciarci assorbire dalla visione di questo mondo, ma ad essere sempre più consapevoli della necessità e della fatica per noi cristiani di camminare contro-corrente e in salita”.
Gesù pronuncia poi parole che esprimono “una grande sapienza sempre valida”, perché “sfidano la mentalità e i comportamenti egocentrici”: “chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. Nella celebrazione dell’Eucaristia, prosegue il Pontefice, riviviamo il mistero della croce, compiendo il memoriale del Sacrificio redentore, “in cui il Figlio di Dio perde completamente Sé stesso per riceversi di nuovo dal Padre” e così ritrovare tutti noi, “che eravamo perduti”. Partecipando alla Santa Messa, conclude, “l’amore di Cristo crocifisso e risorto” diventa per noi “cibo e bevanda, perché possiamo seguire Lui nel cammino di ogni giorno, nel concreto servizio dei fratelli”.
Subito dopo la recita dell’Angelus in Piazza San Pietro: “Mentre rinnovo la mia spirituale vicinanza alle popolazioni dell’Asia meridionale, che ancora patiscono le conseguenze delle alluvioni, desidero esprimere anche la mia viva partecipazione alle sofferenze degli abitanti del Texas e della Louisiana colpiti da un uragano e da piogge eccezionali, che hanno provocato vittime, migliaia di sfollati e ingenti danni materiali. Chiedo a Maria Santissima, consolatrice degli afflitti, che ottenga dal Signore la grazia del conforto per questi nostri fratelli duramente provati”.
da www.avvenire.it
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