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LETTERA DEL PAPA AL POPOLO DI DIO SUGLI ABUSI: "LE FERITE NON SI PRESCRIVONO MAI"

di Annachiara Valle

Vergogna e pentimento per gli scandali legati alla pedofilia. Papa Francesco chiede digiuno e preghiera a tutti i cristiani e collaborazione per evitare il ripetersi in futuro degli abusi.-

Digiuno e pentimento. Papa Francesco usa lo strumento eccezionale della Lettera al popolo di Dio per intervenire sul problema degli abusi sessuali sui minori nella Chiesa e chiedere perdono.

«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme», scrive Francesco ribadendo che queste parole «risuonano con forza nel mio cuore constatando  ancora una volta la sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero  notevole di chierici e persone consacrate».

Nella storia recente della Chiesa lo strumento della "Lettera al Popolo di Dio" in forma universale non era stata utilizzata. Un’altra Lettera al popolo di Dio, ma indirizzata al popolo cileno era stata usata da papa Francesco per i cileni sempre a proposito di abusi sessuali, mentre Benedetto XVI aveva indirizzato una lettera  al popolo cinese e a quello irlandese e Giovanni Paolo II ne aveva indirizzata una alle donne,

Papa Francesco, parlando a tutti i cattolici del mondo, ha voluto ribadire il «dolore» e la «vergogna», insieme con il «pentimento» per lo scandalo pedofilia.

Bergoglio parla di «abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate. Un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità, siano credenti o non credenti». E aggiunge che, «guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato. Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi. Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità».

Parole forti, quelle di papa Francesco che, facendo riferimento al rapporto pubblicato negli ultimi giorni «in cui si descrive l’esperienza di almeno mille persone che sono state vittime di abusi sessuali, di potere e di coscienza per mano di sacerdoti, in un arco di circa settant’anni» ricorda che, sebbene molti casi appartengano al passato «le ferite non vanno mai prescritte». «Col passare del tempo», dice Francesco, «abbiamo conosciuto il dolore di molte delle vittime e constatiamo che le ferite non spariscono mai e ci obbligano a condannare con forza queste atrocità, come pure a concentrare gli sforzi per sradicare questa cultura di morte».

Il grido di sofferenza delle vittime, è la denuncia di papa Francesco, «è un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima e che per molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere. Ma il suo grido è stato più forte di tutte le misure che hanno cercato di farlo tacere o, anche, hanno preteso di risolverlo con decisioni che ne hanno accresciuto la gravità cadendo nella complicità».

Bergoglio ricorda le parole di Ratzinger per la via Crucis del 2005: «Faccio mie le parole dell’allora Cardinale Ratzinger quando, nella Via Crucis scritta per il Venerdì Santo del 2005, si unì al grido di dolore di tante vittime e con forza disse: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!» e dice chiaramente che «con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli».

Il Papa chiede un impegno di tutti per far sì che gli abusi non si ripetano. Per questo «è imprescindibile che come Chiesa possiamo riconoscere e condannare con dolore e vergogna le atrocità commesse da persone consacrate, chierici, e anche da tutti coloro che avevano la missione di vigilare e proteggere i più vulnerabili. Chiediamo perdono per i peccati propri e altrui. La coscienza del peccato ci aiuta a riconoscere gli errori, i delitti e le ferite procurate nel passato e ci permette di aprirci e impegnarci maggiormente nel presente in un cammino di rinnovata conversione. Al tempo stesso, la penitenza e la preghiera ci aiuteranno a sensibilizzare i nostri occhi e il nostro cuore dinanzi alla sofferenza degli altri e a vincere la bramosia di dominio e di possesso che tante volte diventa radice di questi mali. Che il digiuno e la preghiera aprano le nostre orecchie al dolore silenzioso dei bambini, dei giovani e dei disabili. Digiuno che ci procuri fame e sete di giustizia e ci spinga a camminare nella verità appoggiando tutte le mediazioni giudiziarie che siano necessarie. Un digiuno che ci scuota e ci porti a impegnarci nella verità e nella carità con tutti gli uomini di buona volontà e con la società in generale per lottare contro qualsiasi tipo di abuso sessuale, di potere e di coscienza».

da www.famigliacristiana.it

@Riproduzione Riservata del 20 agosto 2018

 

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