"LOMBARDIA È FAMIGLIA", LO SLOGAN PER RICOMINCIARE DOPO LA PANDEMIA
di Francesco Belletti, direttore Cisf (Centro internazionale studi famiglia)
da www.famigliacristiansa.it
@Riproduzione Riservata del 14 dicembre 2020
La Regione si interroga sul proprio futuro e convoca a Milano gli Stati generali. Denatalità e sostegno economico sono i temi al centro del dibattito. Da affrontare prediligendo la promozione piuttosto che l'assistenza.-
Con l’ambizioso e profetico – ma anche tremendamente impegnativo - slogan “Lombardia è famiglia”, si è tenuto lunedì mattina, 14 dicembre, un interessante evento on line, promosso da Regione Lombardia per ripensare le politiche familiari regionali dopo l’emergenza Covid, a oltre vent’anni dalla Legge regionale 23/1999. Una legge che ovviamente, come ha ricordato l’Assessore Regionale Silvia Piani, esige ben più di un semplice “tagliando”, viste le radicali trasformazioni sociali, culturali ed economiche dell’ultimo ventennio. Peraltro il radicale ripensamento delle politiche familiari regionali, richiesto anche dal potente impatto della pandemia, non deve far dimenticare che la L. 23 aveva dato avvio ad una stabile stagione di organico sostegno alle famiglie e di protagonismo dell’associazionismo familiare regionale, fino ad avere nel registro regionale oltre 600 “associazioni di solidarietà familiare”, forma associativa tra famiglie assolutamente innovativa.
L’incontro di oggi, in questa prospettiva, deve essere considerato solo come il lancio comunicativo, il punto di partenza di un percorso che dovrà avere ben altre dinamiche di consultazione, dialogo e dibattito con l’intera società civile – come peraltro hanno sottolineato diversi relatori. In effetti sono stati preannunciati tavoli tematici su diversi argomenti, nei prossimi mesi, per arrivare ad una progettazione condivisa, frutto del confronto e di un dialogo circolare, in cui l’ente Regione inneschi soprattutto ascolto e coprogettazione di tutte le forze sociali, dei cittadini e delle famiglie, più che la comunicazione di una progettazione già decisa e solo “comunicata” dall’ente pubblico – quello cioè che ci si aspetta, quando si parla di “Stati generali”.
Che questo dibattito sia necessario e - anche fertile di innovazione – è emerso anche da diversi interventi, e da alcune “differenze di tono” rispetto alle priorità in campo. In particolare ci piace segnalare la necessità di recuperare prima di tutto un approccio sussidiario e promozionale e non assistenziale, che veda le famiglie come protagoniste del proprio destino, e non come destinatarie passive di elargizioni dal sistema pubblico – approccio sussidiario che ha sempre caratterizzato il modello lombardo.
Ed è emersa con forza – sia pure con accenti diversi - anche la necessità di costruire un progetto complessivo sulla famiglia e sulle sue diverse funzioni, senza appiattirla su singole vertenze. In questo senso l’attenzione al sostegno alla genitorialità, alla tenuta delle relazioni di coppia, alla soggettività della famiglia come istituzione sono elementi che devono integrare le altre due principali vertenze oggi visibili nel dibattito: l’emergenza natalità e il sostegno economico alle famiglie.
Sul tema della natalità, è da rilevare (come ha evidenziato con grande precisione statistica il Presidente Istat Giancarlo Blangiardo) che la pandemia e il primo lockdown rischiano di esasperare la tendenza alla diminuzione delle nascite che era già fortemente presente prima della pandemia, sia in Lombardia che nell’Intero Paese, rendendo estremamente probabile il crollo del numero dei nati sotto la soglia (psicologica, ma non per questo meno grave) dei 400.000 nati in Italia. È quindi importante, a livello nazionale, regionale e locale, mettere al centro dell’agenda politica della ripresa un piano per la natalità, soprattutto rispetto al Recovery Fund, che non può non includere questa emergenza tra le priorità del Paese – come ha giustamente sottolineato il Presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo.
È emerso infine in modo molto netto il tema del sostegno economico alle famiglie, da garantire non solo attraverso lo strumento dell’assegno universale (intervento che sarebbe certamente decisivo, nel panorama asfittico delle misure family friendly), ma anche recuperando il tema dell’equità fiscale, attraverso un fisco a misura di famiglia, anche attraverso il Fattore Famiglia, su cui la Regione Lombardia ha comunque avviato una sperimentazione. Politiche fiscali a misura di famiglia, che lasciano le risorse in tasca alle famiglie e alla loro libertà di scelta, sono infatti molto più sussidiarie di sussidi monetari erogati dalla pubblica amministrazione (e quindi soggetti, in ultima analisi, alle scelte e alle priorità di questi ultimi).
In sintesi: il segnale che arriva dalla Regione Lombardia con la convocazione degli Stati Generali della famiglia è confortante, perché dimostra che anche a livello locale si possono attivare percorsi virtuosi di riflessione e programmazione che vedano finalmente la famiglia come una risorsa strategica del Paese; spetterà ora anche ai cittadini e alle famiglie lombarde vigilare perché questo processo sappia davvero offrire una nuova visione di politica familiare.