"NON CI INDURRE IN TENTAZIONE", IL VERO SIGNIFICATO
Un abbonato a Famiglia Cristiana scrive. Risponde il teologo Giuseppe Pulcinelli.-
La frase del Padre nostro «non ci indurre in tentazione» (Mt 6,13) crea problemi: come va tradotta e interpretata?
Abbonato
Nell’originale greco c’è il verbo eisenenkes che significa “immettere”, “introdurre”. Ma si vuol forse dire che Dio spinge l’uomo verso il male (la tentazione) e quindi gli si chiede di non farlo? In realtà, alla luce di altri passi della Scrittura (cfr. Gc 1,13: «Dio non tenta nessuno»), si può e si deve dare un’altra spiegazione. Il verbo greco probabilmente traduce – in modo approssimativo – un originale semitico che va compreso in base a testi come il Salmo 140 (141),4: «Non lasciare che il mio cuore si pieghi al male e compia azioni inique con i peccatori». Il senso dell’invocazione è dunque: «Non ci lasciare entrare e soccombere nella tentazione». Speriamo che presto venga adottata anche nella liturgia la versione ufficiale della Cei (2008), che ha corretto con «non abbandonarci alla tentazione».
Giuseppe Pulcinelli
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 13 settembre 2017