IL PAPA È ANDATO IN ANALISI... E NON C'È NULLA DI STRANO
di Orsola Veri
Papa Francesco ha raccontato in un'intervista concessa a un sociologo francese che quando aveva 42 anni ha avuto bisogno dell'aiuto di una psicoanalista. Non c'è contrasto con il suo ruolo di sacerdote ci spiega don Simone Bruno, prete e psicologo, poiché tra fede e scienze psicologiche il confine è molto chiaro.
Il papa che va in analisi.. potrebbe sembrare un tema degno di un film di Moretti. Eppure Papa Francesco lo ha raccontato in un libro in uscita in Francia (Politique et société, ed. L’Observatoire), contenente la trascrizione di dodici dialoghi con il sociologo Dominique Wolton. In una delle interviste Bergoglio, parlando delle donne e di quanto nella sua vita lo abbiano aiutato, racconta anche che quando aveva 42 anni per circa sei mesi ha incontrato una psicoanalista. Tra il 1978 e il 1979 ha avuto bisogno di lei e ne ha ricevuto beneficio.
«Ho consultato una psicanalista ebrea Per sei mesi sono andato a casa sua una volta alla settimana per chiarire alcune cose. Lei era medico e psicanalista, ed è sempre rimasta al suo posto. Poi un giorno, quando stava per morire, mi chiamò. Non per ricevere i sacramenti, dato che era ebrea, ma per un dialogo spirituale. Era una persona molto buona. Per sei mesi mi ha aiutato molto, quando avevo 42 anni». Queste le parole del Papa riportate nel libro di Wolton. Parole che aprono una riflessione sul rapporto tra psicoanalisi e fede, sotto certi aspetti un rapporto difficile e secondo alcuni considerato inconciliabile.
«Penso che l’episodio raccontato dal papa sia emblematico per capire il rapporto che esiste tra psicologia e psicoanalisi da un lato e fede e dimensione religiosa dall’altro. Il Papa, infatti, è andato dalla psicoanalista per chiarire alcuni suoi atteggiamenti poco chiari e la psicoanalista l’ha aiutato. Ma, in punto di morte, la psicoanalista si è rivolta a lui proprio per manifestargli dei dubbi legati alla fede o comunque alla dimensione dello spirito» è la lettura di questo episodio che ci offre don Simone Bruno, sacerdote e psicologo nonché Direttore editoriale del gruppo San Paolo. «Questo episodio di richiamo reciproco aiuta a chiarire i rapporti e le posizioni tra le due dimensioni», continua «che a mio modo di vedere non sono assolutamente in conflitto tra loro. Innanzitutto perché se una persona avverte il desiderio di approfondire la parola di Dio o il significato della sua fede e della sua esperienza religiosa ha la possibilità di rivolgersi a un padre spirituale che può aiutare a fare luce sul dubbio che attraversa la sua anima. Ma è anche vero che se, invece, nota in sé certi atteggiamenti di disagio psicologico o ha delle preoccupazioni e delle ansie è importante che si rivolga a uno specialista del settore che può aiutarlo a fare luce su quello che gli sta succedendo in quel momento».
Don Simone ci ricorda anche che la psicologia e la psicoanalisi vanno guardate come scienze e strumenti a servizio delle persone: «Quindi anche nel mio caso, essendo un sacerdote che ne fa ampio utilizzo come psicologo, c’è sempre la possibilità di prendere dalla psicologia quelle utili opportunità per aiutare gli altri».
Tra le due dimensioni non c’è un contrasto anche perché: «la psicologia e la psicoanalisi sono scienze che attraverso le ricerche e i metodi di cura cercano di conoscere l’uomo e i suoi comportamenti e di studiare le modalità ottimali per fargli raggiungere il benessere». Dall’altro lato c’è la fede che invece è legata al proprio credo religioso e al rapporto che si ha con Dio: «Quindi i due confini anche nell’esperienza del Papa sono molto netti: un conto è la ricerca spirituale, la possibilità di fare luce sulla fede, un conto è il disagio e tutto quello che riguarda il dolore e la sofferenza della persona che va aiutata e sostenuta con uno psicologo».
Il fatto che la psicoanalista fosse ebrea, infine, sottolinea ancor di più quanto sia possibile essere liberi nell’affrontare questo rapporto: «Non è stato infatti per il Papa un motivo di discriminazione o di impedimento rispetto all’utilizzo delle competenze che questa psicoanalista poteva offrirgli. Come dall’altro lato neanche la fede è stata un impedimento per il rapporto tra queste due persone. Lei stessa, ebrea, ha cercato prima di morire, un confronto con lui sulla propria dimensione spirituale. A ulteriore dimostrazione di quanto le due dimensioni siano ben confinate e ben identificate e non creino pregiudizi l’una rispetto all’altra».
da www.famigliacristiana.it
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