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IL PAPA SULLA SIRIA: «SONO TURBATO, I LEADER FACCIANO PREVALERE LA GIUSTIZIA E LA PACE»

di Antonio Sanfrancesco

Al Regina Coeli, Francesco lancia un nuovo appello per arrivare alla pace in Siria e nel mondo e si dice preoccupato perché nonostante gli strumenti a disposizione della comunità internazionale, si fatica a concordare un’azione comune in favore della pace».-

Dopo aver dialogato sabato al telefono con il Patriarca ortodosso di Mosca Kirill e dopo i due appelli, a Pasqua e domenica scorsa, c’è ancora la drammatica situazione della Siria nei pensieri e nelle parole di papa Francesco. «Sono profondamente turbato dall’attuale situazione mondiale, in cui, nonostante gli strumenti a disposizione della comunità internazionale, si fatica a concordare un’azione comune in favore della pace in Siria e in altre regioni del mondo», dice Francesco al termine del Regina Coeli in piazza San Pietro. «Mentre prego incessantemente per la pace, e invito tutte le persone di buona volontà a continuare a fare altrettanto, mi appello nuovamente a tutti i responsabili politici, perché prevalgano la giustizia e la pace».
La Siria è una delle priorità del pontificato di Bergoglio. Il 7 settembre 2013 nella meditazione proposta alla veglia per la pace in quel Paese martoriato e in guerra da otto anni, il Pontefice si era chiesto: «È possibile percorrere un'altra strada? Possiamo uscire da questa spirale di dolore e morte? Possiamo imparare di nuovo a camminare e percorrere le vie della pace?». Dopo l’attacco di venerdì notte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia ad obiettivi mirati in Siria, per distruggere il presunto arsenale chimico del regime di Assad, Francesco è tornato quindi ad alzare la sua voce per chiedere un nuovo e forte sforzo pacificatore a tutta la comunità internazionale, a cominciare dall’Onu.
Poi il Papa rivolge un pensiero a due ammalati i cui casi stanno facendo discutere l’opinione pubblica mondiale: «Affido alla vostra preghiera», dice, «le persone, come Vincent Lambert, in Francia, il piccolo Alfie Evans, in Inghilterra, e altre in diversi Paesi, che vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari. Sono situazioni delicate, molto dolorose e complesse. Preghiamo perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari, con grande rispetto per la vita».

«GESÙ RISORTO NON È UN FANTASMA, È UN UOMO CON CORPO E ANIMA»

Nell’introdurre il Regina Coeli, la preghiera mariana he durante il tempo pasquale sostituisce l’Angelus, Francesco spiega come «al centro di questa terza domenica di Pasqua c’è l’esperienza del Risorto fatta dai suoi discepoli, tutti insieme». Il Papa si sofferma sul saluto del Risorto: “Pace a voi!”: «Si tratta sia della pace interiore, sia della pace che si stabilisce nei rapporti tra le persone. L’episodio raccontato dall’evangelista Luca insiste molto sul realismo della Risurrezione. Gesù non è un fantasma. Infatti, non si tratta di un’apparizione dell’anima di Gesù, ma della sua reale presenza con il corpo risorto».
Per i discepoli la resurrezione, nota il Papa, è un fatto «inconcepibile» e per questo Gesù appare loro ma non come un fantasma: «Gesù», sottolinea il Papa, «si accorge che gli Apostoli sono turbati nel vederlo, che sono sconcertati perché la realtà della Risurrezione è per loro inconcepibile. Credono di vedere un fantasma; ma Gesù risorto non è un fantasma, è un uomo con corpo e anima. Per questo, per convincerli, dice loro: «Guardate le mie mani e i miei piedi – fa vedere loro le piaghe –: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». E poiché questo non sembra bastare a vincere l’incredulità dei discepoli. Il Vangelo dice anche una cosa interessante: era tanta la gioia che avevano dentro che questa gioia non potevano crederla: “No, non può essere! Non può essere così! Tanta gioia non è possibile!”. E Gesù, per convincerli, disse loro: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Essi gli offrono del pesce arrostito; Gesù lo prende e lo mangia davanti a loro, per convincerli».
Nella sua apparizione ai discepoli Gesù, quindi, si fa toccare: «L’insistenza di Gesù sulla realtà della sua Risurrezione illumina la prospettiva cristiana sul corpo: il corpo non è un ostacolo o una prigione dell’anima», spiega il Papa. «Il corpo è creato da Dio e l’uomo non è completo se non è unione di corpo e anima. Gesù, che ha vinto la morte ed è risorto in corpo e anima, ci fa capire che dobbiamo avere un’idea positiva del nostro corpo. Esso può diventare occasione o strumento di peccato, ma il peccato non è provocato dal corpo, bensì dalla nostra debolezza morale. Il corpo è un dono stupendo di Dio, destinato, in unione con l’anima, ad esprimere in pienezza l’immagine e la somiglianza di Lui. Pertanto, siamo chiamati ad avere grande rispetto e cura del nostro corpo e di quello degli altri». Ecco perché, aggiunge il Pontefice, «ogni offesa o ferita o violenza al corpo del nostro prossimo, è un oltraggio a Dio creatore! Il mio pensiero va, in particolare, ai bambini, alle donne, agli anziani maltrattati nel corpo. Nella carne di queste persone noi troviamo il corpo di Cristo. Cristo ferito, deriso, calunniato, umiliato, flagellato, crocifisso». L’amore di Gesù, conclude il Papa, «nella sua Risurrezione, si è dimostrato più potente del peccato e della morte, e vuole riscattare tutti coloro che sperimentano nel proprio corpo le schiavitù dei nostri tempi».
L’apparizione del Risorto ai discepoli non è, dunque, senza conseguenze per la nostra vita di oggi: «In un mondo dove troppe volte prevalgono la prepotenza contro i più deboli e il materialismo che soffoca lo spirito», afferma il Papa, «il Vangelo di oggi ci chiama ad essere persone capaci di guardare in profondità, piene di stupore e di gioia grande per avere incontrato il Signore risorto»
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 15 aprile 2018

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