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Paura del buio: come superarla?

di Nicoletta Tortora, Pedagogista
da www.uppa.it
@Riproduzione Riservata del 07 agosto 2024

Esattamente come le altre paure, anche la paura del buio fa parte di quel kit di attrezzature di cui l’essere umano è dotato per poter vivere in modo pieno la propria vita. Ma come aiutare i bambini e le bambine ad affrontarla?.-

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La paura del buio è una delle più diffuse nell’infanzia. In questo articolo vedremo quali sono le sue origini, quali azioni possono essere più efficaci in queste situazioni e quale sia il possibile ruolo dell’adulto nell’accompagnamento di chi sperimenta questo tipo di timore nella propria quotidianità. 

Spesso, come genitori vorremmo tenere lontana la paura del buio dai bambini, ma forse il regalo più grande che potremmo far loro è piuttosto quello di provare a comprenderne il senso e il valore, mettendo in atto un insieme di azioni volte ad accogliere e non minimizzare quest’emozione, facendo sentire il bambino o la bambina compreso, protetto e incoraggiato.

A cosa è dovuta la paura del buio nei bambini?

Esattamente come le altre paure, anche la paura del buio fa parte di quel kit di attrezzature di cui l’essere umano è dotato per poter vivere in modo pieno la propria vita. Come ogni meccanismo innato che ci appartiene, quindi, anche la paura del buio ha una sua utilità e un suo valore

Dal punto di vista evoluzionistico le cause della paura del buio vengono rintracciate nell’essere funzionale al monitoraggio delle minacce.  Durante il sonno notturno, infatti, non si ha possibilità di scappare, difendersi o andare al contrattacco. Questo i predatori lo sanno molto bene, tanto che molti di loro cacciano prevalentemente con il favore delle tenebre. Per il cucciolo d’uomo che, a differenza di moltissimi animali, ha la necessità di essere protetto e accudito molto a lungo prima di diventare autonomo, assicurarsi la vicinanza di un adulto significa quindi garantirsi una maggior probabilità di sopravvivenza. 

Non è un caso che la paura del buio spesso svanisca nel momento stesso in cui il bambino recupera la vicinanza fisica ed emotiva di qualcuno in grado di farlo sentire protetto rispetto ai possibili pericoli che il buio potrebbe celare. Ciò che di fatto viene chiesto dai bambini agli adulti nella maggior parte dei casi infatti non è eliminare il buio, ma rimanere accessibili, far compagnia, stare accanto, essere rassicuranti rispetto all’assenza di pericoli che l’ambiente oscuro potrebbe nascondere. 

Questo tema si lega in modo molto stretto a quello delle competenze che rendono possibile il fatto che i bambini possano fare esperienza della paura del buio. Assente nella primissima parte della vita, questo timore fa il suo ingresso nella quotidianità dei bambini solo quando il cervello è abbastanza sviluppato per comprendere il meccanismo di separazione e per compiere dei processi immaginativi, ovvero all’incirca a partire dai due anni di vita. 

Perché i bambini hanno paura del buio? Potremmo dirci che ha molto a che fare con il bagaglio di competenze che i bambini vanno via via sviluppando. Detto in altri termini: finché i bambini non hanno ben compreso ciò che il distacco dall’altro comporta e finché esiste solo ciò che si vede e non esiste ciò che non si vede, la paura del buio non può essere generalmente presente. 

Quando, invece, i bambini hanno la possibilità di realizzare il fatto di essere separati dall’adulto e quindi soli nell’affrontare delle potenziali situazioni di pericolo e hanno la possibilità di immaginare ciò che potrebbe essere presente nell’oscurità seppur non visibile, ecco che la paura del buio diviene possibile.

Quando passa la paura del buio ai bambini?

Il timore del buio caratterizza l’età infantile ed è un’esperienza che tipicamente affrontano e superano in modo naturale tutti i bambini e le bambine. L’età in cui passa la paura del buio non è però la stessa per tutti, così come non è definibile per tutti uno standard rispetto a come o quando viene la paura del buio ai bambini o quanto possa durare. 

Nella maggior parte dei casi questo timore sopraggiunge tra i due e i cinque anni, quando cioè l’apparato cognitivo dei bambini è abbastanza sviluppato da portarli a immaginare e prefigurare situazioni future, ovvero a pre-occuparsi, a occuparsi prima di ciò che potrebbe accadere nel futuro più o meno immediato.  Al buio siamo privi di tutti quegli stimoli visivi che caratterizzano la nostra quotidianità e senza le coordinate che ci sono necessarie per poterci sentire sicuri. 

Non potendo utilizzare uno dei sensi sul quale facciamo maggiormente affidamento durante la giornata, ovvero la vista, ci troviamo nell’impossibilità di avere la certezza di cosa si trovi accanto a noi. Al buio una tenda può assomigliare a un fantasma o un armadio ricordare un grande e grosso orco. 

Ciò che è importante ricordare è che la portata della paura sperimentata dai bambini nella maggioranza dei casi non ha a che fare tanto con l’intensità della situazione di pericolo quanto nell’idea di sentirsi soli ad affrontarla. L’esperienza della risoluzione dello stato di paura diventa allora un’esperienza di conferma del legame con gli adulti che lo hanno sostenuto, nonché una possibilità di maturazione di un crescente livello di accettazione di sé e autostima. 

Mentre impara ad avere sempre meno paura del buio il bambino impara qualcosa di nuovo sul contesto, su di sé, sulle risorse che possiede o che possono offrirgli i suoi adulti di riferimento. Questi importanti apprendimenti possono avvenire non solo nel momento in cui la paura è al suo massimo livello, ovvero nel tempo che precede il sonno, ma anche durante il resto della giornata. 

Una lucina accesa sul comodino e l’utilizzo di parole e toni rassicuranti durante la messa a letto possono, infatti, essere occasioni di apprendimento tanto quanto una chiacchierata a colazione sulla paura sperimentata la sera prima o la creazione durante il giorno situazioni di gioco che prevedano la presenza di un buio artificioso. 

Il gioco della mosca cieca, il gioco delle ombre o una caccia al tesoro al buio da portare avanti con l’utilizzo di torce per orientarsi nello spazio producono il medesimo effetto della lucina accanto al letto prima di dormire, ovvero quello di modificare la percezione dell’effettiva pericolosità della situazione che per quel bambino o bambina è particolarmente attivante. 

Come affrontare la paura del buio

Non esistono ricette infallibili che aiutino a cacciar via la paura del buio o soluzioni pronte all’uso in grado di funzionare in ogni circostanza o ambiente. Dal momento che ogni bambino o bambina e ogni famiglia hanno la propria storia, il proprio contesto di appartenenza, le proprie regole e abitudini, è impossibile pensare che esista un solo modo universalmente valido per affrontare la paura del buio

Come abbiamo visto, per i tempi di comparsa e di estinzione di questa paura, anche le modalità di accompagnamento dei bambini nell’affrontare questo stato di allarme possono essere molto differenti. La prima azione che come genitori possiamo fare ha a che fare con il modo in cui parliamo ai bambini e con i bambini delle loro paure. 

Dire loro che è necessario risolvere la paura del buio, ad esempio, è molto differente dal dichiarare di voler conoscere quella stessa paura o accoglierla. Nel primo caso la paura viene considerata come un nemico da combattere o da abbattere, come un ostacolo da superare, un limite da eliminare. Questa immagine della paura ci fa porre nei confronti dei nostri bambini con una postura ben chiara, quella di alleati in una guerra che deve essere a ogni costo vinta.

Il messaggio che involontariamente mandiamo ai bambini è che forse quella paura non dovrebbero neanche sentirla, e se lo fanno sarebbe meglio darsi una mossa per metterle a tacere. Cambiare modo di raccontare la paura, smettendo di minimizzarla e sminuirla, sostituendo alle metafore belliche termini come ascolto o conoscenza, non cambia niente apparentemente, ma cambia tutto. 

Significa restituire ai bambini una visione della paura come elemento naturale che abita tutti, come importante fonte di informazioni (rispetto a noi, alle nostre risorse interne, alle possibilità di aiuto che abbiamo, all’importanza che attribuiamo ai compiti che ci vengono assegnati, e così via). 

Scegliere di utilizzare parole nuove è la prima azione che possiamo mettere in atto, azione tanto semplice quanto complessa, dal momento che le parole che utilizziamo nella nostra quotidianità sono legate ad abitudini ormai costruite e consolidate, tramandate da generazioni e spesso non più tematizzate. Altre azioni che possiamo mettere in atto per accompagnare i nostri bambini nel momento in cui sperimentano la paura del buio sono:

  • cercare di strutturare una quanto più precisa routine per l’addormentamento;
  • evitare i passaggi bruschi da una situazione di luminosità forte a una di completo buio, magari facendosi aiutare da una lucina da tenere vicina nel momento dell’addormentamento;
  • evitare che i bambini visionino materiale video contenente ambientazioni notturne nelle quali accadono eventi spaventosi o particolarmente attivanti;
  • evitare di utilizzare nei dialoghi il buio come contesto nel quale potrebbero avvenire futuri non controllabili o non desiderabili (“riordina altrimenti questa notte la fata dei giochi ti porta via tutto quello che trova a terra”);
  • offrire la nostra presenza fisica con una modulazione e variazione nel tempo della nostra prossimità, che potrebbe andare via via diminuendo;
  • leggere albi illustrati sul tema sostenendo i bambini nel dialogo intorno alle loro preoccupazioni;
  • attivare una riflessione rispetto alle paure che abbiamo affrontato come genitori o che hanno affrontato in passato i bambini, portando alla mente le strategie utilizzate, rinforzando il senso di efficacia e le competenze messe in campo via via nel corso del tempo;
  • offrire strumenti di auto rassicurazione come strategie di rilassamento attraverso immagini positive, rilassamento muscolare o concentrazione sul respiro.

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