Pavia svela i tesori dei Longobardi
di Maria Grazia Piccaluga
Inaugurata la mostra sul popolo guerriero, aperta fino al 3 dicembre: poi andrà a Napoli e all’Ermitage.-
PAVIA. I Longobardi sono tornati. E si raccontano in una grande mostra allestita fino al 3 dicembre nelle Scuderie del Castello Visconteo, pronta poi a mettersi in viaggio per Napoli e San Pietroburgo. Ma ora con i loro gioielli, le loro spade, i preziosi “ricami” sulle lapidi e le monete d’oro si presentano alla città che 14 secoli fa scelsero come capitale del Regno. E si mostrano sotto una luce del tutto nuova, inedita, accesa dalle importanti scoperte archeologiche frutto degli ultimi vent’anni di scavi lungo tutta la penisola.
«Longobardi, un popolo che ha cambiato la storia, come dice il titolo, o è la storia che ha cambiato questo popolo guerriero?» provoca Gian Pietro Brogiolo, docente di archeologia medievale all’Università di Padova e tra i curatori della mostra inaugurata ieri sera al Castello Visconteo dal sindaco Massimo Depaoli, dall’assessore alla Cultura Giacomo Galazzo, dalla direttrice dei Musei Civici Susanna Zatti, dal direttore del Mann (museo archeologico nazionale di Napoli) Paolo Giulierini e da Yuri Petrovski dell’Ermitage di San Pietroburgo.
Un evento che risveglia l’orgoglio longobardo di Pavia, già ferita dall’esclusione dalla rete di città longobarde perché priva di vestigia emerse, in quanto distrutte dalla successiva felice stagione romanica. Ma che, avverte il sindaco Depaoli, «non ha un respiro provinciale e neppure nostalgico. Pavia guarda al suo passato per costruire il futuro. E riflette sulla nostra attualità, sul rapporto tra i popoli».
Una mostra, costruita in due anni, realizzata grazie ai prestiti di oltre 300 reperti da parte di un’ottantina di enti, Musei Civici inclusi, «severamente scientifica ma comprensibile al grande pubblico» conferma soddisfatto Yuri Petrovski, aiutato dall’interprete russa. Calpestando un tappeto di 1500 metri di tessuto che avvolge anche le pareti - esagoni che si intrecciano mutando colore ad ogni sezione (l’allestimento è a cura del designer Angelo Figus, stilista prestato all’arte) - i visitatori potranno scoprire il nuovo volto dei longobardi, disegnato dagli archeologi e dai dieci curatori della mostra. «Un popolo che, a differenza dei Goti, i predecessori, ha saputo mantenere la sua identità» spiega Brogiolo. «L’arrivo dei Longobardi – aggiunge il curatore Federico Marazzi – rappresentò per l’Italia una chance per tornare a giocare il proprio ruolo, offuscato dalla decadenza di Roma. Tra le rovine di quello che fu la culla dell’impero i Longobardi sperimentarono nuove forme di convivenza»
Sangue e guerra, ma anche arte raffinata e cultura. Invasione e integrazione. Si spinsero anche al sud, sfiorando di poco l’unificazione. Non fosse stato per Carlomagno, chiamato dal Papa, non ci sarebbe stato da attendere fino al 1861. «Di fatto Carlomagno ha inventato il Meridione– dice Marazzi – Perché per altri 300 anni i longobardi hanno governato il Sud, tra Salerno, Capua e Benevento».
da www.laprovinciapavese.gelocal.it
@Riproduzione Riservata del 01 settembre 2017