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PENSARE PER GENERAZIONI, VALORIZZARE OGNI ETÀ: LA SFIDA SOCIALE DEL SISTEMA ITALIA

di Francesco Belletti

da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 24 luglio 2022

 Il convegno organizzato il 23 luglio ha posto con chiarezza al centro del dibattito una domanda forte, non solo per gli anziani, ma per tutti: come possiamo sostenere le persone, ogni persona, in ogni condizione e momento di vita, perché si senta cittadina a pieno titolo di questo Paese, titolare di diritti e di doveri, protagonista della propria vita e insieme costruttrice di bene comune?.-

L’incontro di Amalfi di sabato 23 luglio 2022 non è stato un incontro qualsiasi, né tantomeno una celebrazione formale dell’ennesima giornata tematica, giornate che troppo spesso si limitano ad esercizi retorici e a generici impegni. È stata invece l’occasione per un incrocio di temi e di approcci attorno alla grande sfida di tutelare, promuovere e valorizzare le persone anziane, considerandole cittadini a pieno titolo, portatori di diritti, ma soprattutto serbatoio formidabile di energie e risorse per le famiglie e per la società. Ci limitiamo qui a ricordare solo due questioni, che meritano ulteriori attenzioni e riflessioni.

In primo luogo dalle parole di tutti i relatori è emerso un netto rifiuto di quella cultura dello scarto, che papa Francesco non si stanca mai di denunciare come un terribile veleno della nostra società contemporanea, in cui troppo spesso gli anziani vengono rinchiusi. Ma la condizione anziana, quei venticinque-trent’anni in più di vita che da pochi decenni il nostro Paese ha saputo offrire a milioni e milioni di persone, diventa così un tempo pieno, uno spazio di senso, con la possibilità e la necessità di continuare ad essere cittadini a pieno titolo. Per questo, ad esempio, è decisiva la permanenza dell’anziano a casa propria, nel tessuto sociale e familiare della sua storia e della sua memoria, come fattore di dignità, di buona vita e di salute, che Mons. Paglia ha presentato con passione con un innovativo progetto di radicale riforma  dell’intero sistema delle cure socio-sanitarie ed assistenziali. Perché gli anziani sono una risorsa, perché gli anziani sono spesso in buona salute, e soprattutto perché anche la fragilità, la vulnerabilità degli anziani, se rimane nel circuito delle relazioni familiari e sociali, sa essere una reale risorsa di senso e di educazione alla cura, al dono, alla tutela degli dignità di ogni essere umano. Anche la presenza ad Amalfi di un traduttore LIS-lingua dei segni, per consentire ad alcuni presenti non udenti di seguire i lavori, è stato segnale forte di come spesso le fragilità delle persone sono un handicap reale solo se la società non mette in atto le giuste misure - come ad esempio nel caso tema delle barriere architettoniche, nelle città e dentro le case, che troppo spesso rendono la vita degli anziani non autonoma, e la cui eliminazione potrebbe invece consentire una molto più ampia e prolungata permanenza autonoma a casa propria (e pensiamo quanto potrebbe fare per questo l’informatica, la domotica, la telemedicina e molte altre innovazioni tecnologiche….

L’altro aspetto da ricordare  - grazie anche all’intervento del Ministro Elena Bonetti, registrato a distanza ma comunque di grande efficacia e passione – è che la tutela e il protagonismo degli oltre 14 milioni di ultrasessanticinquenni presenti nel nostro Paese trovano pieno senso e compimento solo se inseriti nel più ampio tema dell’alleanza tra le generazioni, dentro le relazioni familiari e nella società. È questo uno degli elementi potenzialmente più innovativi del Family Act, disegno normativo di riorganizzazione  degli interventi per le famiglie che speriamo sopravviva alle alterne vicende della politica e alle prossime elezioni: l’idea cioè che serve un quadro unitario, che consideri la famiglia in tutte le sue connessioni e relazioni, in cui la cura degli anziani – o di ogni altra categoria - deve necessariamente tenere in conto i bisogni degli adulti, le esigenze dei bambini, dentro il sistema di relazioni familiari. La famiglia in genere è un sistema di relazioni solidali circolari, dove ogni persona, l’anziano, il figlio, il bambino, l’adulto, di volta in volta sa/può essere risorsa o bisognoso di cura, e il dono si scambia in una circolarità che si estende anche nel tempo: i nonni sono spesso risorsa di cura ed economica per le nuove generazioni, ma poi chiedono aiuto, compagnia, prossimità, e così, nel tempo, si dà e si riceve, in un circuito in cui nessuno è solo “dipendente dagli altri”, ma è anche risorsa – anche se bloccato in un letto, anche se non più autosufficiente. Alle famiglie servono quindi politiche specifiche, che sappiano leggere queste relazioni, le valorizzino e le sostengano. In modo che anche la società sappia trasformarsi in un circuito di scambi di solidarietà, e non solo in un ambito in cui gli interessi si scontrano, e ogni individuo o categoria è in competizione con gli altri. Per questo il tema della natalità – le troppe culle vuote, di cui parlava anche il titolo del convegno di Amalfi – non riguarda solo i giovani e i bambini, ma interessa tutte le generazioni, e il futuro di un intero popolo.

Insomma, la giornata di Amalfi ha posto con chiarezza al centro del dibattito una domanda forte, non solo per gli anziani, ma per tutti: come possiamo sostenere le persone, ogni persona, in ogni condizione e momento di vita, perché si senta cittadina a pieno titolo di questo Paese, titolare di diritti e di doveri, protagonista della propria vita e insieme costruttrice di bene comune?

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