Il piano giovani del Governo: Lesa l'uguaglianza
Lettera al Corriere
Caro Corriere,
il piano giovani del governo, che prevede sgravi fiscali del 50 per cento per gli assunti fino a 32 anni (Corriere 18 agosto) lede il principio di uguaglianza (articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani), e costituisce una discriminazione basata sull’età, vietata all’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Il problema è che le pensioni e le cure mediche vengono a costare troppo ai lavoratori italiani. Se l’Italia allineasse i costi per il funzionamento delle pubbliche amministrazioni a quelli della Germania, il risparmio (il non spreco) sarebbe di 50 miliardi l’anno.
Mario Scarbocci
risponde Nicola Saldutti
Caro Scarbocci,
Il tema dell’uguaglianza è certamente uno dei punti fondativi della nostra Costituzione, come lo è il fatto che l’Italia voluta dai padri costituenti è (o dovrebbe essere) una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Lei osserva poi che si potrebbe trattare di una violazione della Dichiarazione universale dei diritti umani e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Il tema che solleva è centrale, dal momento che l’attività di governo è sempre frutto di scelte, spesso orientate a riequilibrare situazioni di fragilità, come quella dei giovani nei confronti del lavoro. E per ottenere questo può anche accadere di favorire alcuni (ritenuti più svantaggiati) rispetto ad altri. L’orientamento del governo di prevedere una riduzione del 50 per cento dei contributi previdenziali per i neoassunti fino all’età di 32 anni, come lei giustamente osserva, è un criterio che esclude chi ha più di quella soglia di età.
Ma è vero anche che negli ultimi anni sono stati adottati provvedimenti per fasce di età più elevate, però. Ed è vero quasi sempre che le misure di natura economica (prendiamo la partecipazione ai concorsi pubblici) prevedono limiti anagrafici. Personalmente credo che la decisione di agevolare i giovani, per i quali si arriva a tassi di disoccupazione con punte del 50 per cento, sia una scelta che i governi adottano perché preoccupati di un Paese che non appare in grado di costruire futuro per le nuove generazioni. Certo, la politica degli sgravi rappresenta una risposta temporanea ad un’emergenza, e in qualche caso può persino distorcere le regole del mercato del lavoro, al limite dell’iniquità generazionale, ma compito dell’Amministrazione è quello di scegliere. Nel rispetto della Costituzione, naturalmente. Che mette il lavoro, di tutti, al primo posto.
da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 19 agosto 2017