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Quella bambina della materna considerata "troppo educata"

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di Alberto Pellai
da www.famigliacristiana.it§
@Riproduzione Riservata del 04 aprile 2025

Lo psicoterapeuta Alberto Pellai interviene sulla lettera inviata da una mamma all'Eco di Bergamo convocata a scuola per una bimba "eccessivamente gentile" e quindi potenzialmente fragile. «La gentilezza è un valore così come la buona educazione».

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Sta generando un grande dibattito la lettera di una mamma a L’eco di Bergamo, in cui racconta di essere stata a colloquio con la maestra della scuola dell’infanzia di sua figlia. Il messaggio rivolto alla mamma è che “Sua figlia eccede in premura e gentilezza verso gli altri e questo rischia di renderla fragile in un mondo che va ad un’altra velocità e che sceglie altri valori”. Riassunta così la questione, non possiamo che empatizzare con questa mamma e invitare la maestra a fare maggiore attenzione nei colloqui con i genitori. Ma forse la questione è più complessa.

Davvero la maestra vorrebbe in classe una bambina meno gentile ed educata? Davvero la scuola ha sbagliato nel colloquio con questa mamma? Non lo sapremo mai, perché noi non eravamo lì. La cosa certa è che la gentilezza è un valore così come la buona educazione. E la scuola lo sa bene, visto che dedica a questi temi programmi, giornate, esperienze. È anche vero che ci sono bambini che, una volta ricevuta una regola, temono di trovarsi nell’errore se non la applicano alla perfezione. E allora, la buona regola potrebbe diventare rigidità che non fornisce un vantaggio a nessuno. La mamma che ha scritto al quotidiano giustamente reclama il diritto/dovere di genitore di educare sua figlia a valori positivi e a comportamenti buoni, pro-attivi a sostegno del bene comune. E fa benissimo. Ribadisce che questi sono tempi in cui i buoni valori nel progetto educativo di un bambino/bambina potrebbero palesarsi quasi come un autogol che non fornisce la giusta competenza per sopravvivere a un tempo cafone e poco sensibile.

Di certo, la gentilezza e la buona educazione devono essere la norma che ispira il nostro modo di accompagnare chi cresce verso il futuro. L’unico dubbio che percepisco nelle parole di questa mamma è l’aver interpretato le parole della maestra come parole “contro” di lei. Forse l’intenzione di quell’educatrice era l’esatto contrario. Forse nel suo approccio al tema c’era il sincero desiderio di usare tutto il “buono” che c’è in sua figlia senza renderlo un problema per lei e per gli altri. Ci sono bambini che sanno tutto e hanno sempre le mani alzate in classe. Bambini che sono così attenti alle regole della buona educazione da risultare addirittura “troppo educati e affettati”. Ci sono bambini che chiedono l’intervento dell’adulto anche per un minimo conflitto tra pari (mi ha rubato il pennarello, maestra pensaci tu). In questo loro agire, a volte vengono percepiti come poco sintonizzati con l’ambiente che li accoglie. Perché invece che funzionali al bene comune sembrano invece faticosi. So che quello che scrivo, ai più potrebbe risultare poco chiaro, ma gli educatori spesso hanno a che fare con bambini che sono “troppo”- “Troppo” in un senso e “troppo” nell’altro. E allora fanno interventi educativi che sembrano paradossali e che invece sono molto utili, anche se – appunto – difficili da comprendere e interpretare nella giusta accezione.

Ecco, forse la verità su questa vicenda sta nel mezzo. Abbiamo sentito una versione dei fatti. sarebbe utile sentire anche l’altra. Certo è che in questo tempo cafone, di gentilezza abbiamo un disperato bisogno. E su questo le parole di questa mamma non fanno una grinza.

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