logo sito cav

CAV - Centro di Accoglienza alla Vita Vogherese ODV

Via Mentana n. 43
27058 Voghera (PV)
Tel: 349 4026282
email: cavvoghera@virgilio.it
Visualizzazioni:
29

Rabbiosi e insonni ma resilienti. I bambini durante il lockdown

di Gaia Terzulli
da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 20 settembre 2020

Indagine della Bicocca su 3.000 famiglie lombarde: l’allarme dei genitori per l’uso eccessivo di dispositivi elettronici. Didattica a distanza promossa con riserva.-

Rabbiosi e insonni ma resilienti. I bambini durante il lockdown
Insonni e un po’ inappetenti, ma più comunicativi con i grandi, sia dal vivo che a distanza. Eccoli i bambini usciti da quattro mesi di lockdown, secondo un’indagine regionale condotta dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche (SICuPP) in collaborazione con un gruppo di ricercatori dell’università di Milano-Bicocca e con lo spin off «Bambini Bicocca» dell’ateneo. Si chiama «Bambini e lockdown, la parola ai genitori» e ha coinvolto più di 3000 famiglie residenti in tutte le province della Lombardia. Il maggior numero di risposte è arrivato da donne madri (93,2%) con un titolo di studio medio-alto e figli d’età compresa tra 1 e 10 anni. I ricercatori hanno proposto due questionari online parzialmente differenziati a seconda dell’età: uno per la fascia 1-5 anni e uno per quella 6-10. Nella maggior parte dei casi risulta che entrambi i genitori si siano occupati dei figli nel periodo di confinamento (62,6% per bimbi 1-5 e 56,6% per i 6-10) e spesso uno solo tra i due ha usufruito dello smart working. «Il focus dell’indagine realizzata attraverso la rete di Pediatri di famiglia è rappresentato dai cambiamenti notati dai genitori nel comportamento dei figli durante il periodo di chiusura, rilevati a due mesi di distanza, quando si erano ridotte le limitazioni alla vita quotidiana», spiega Marina Picca, presidente SICuPP Lombardia. Il quadro che emerge dalla ricerca si riassume in una frase: «Ce l’abbiamo fatta… con alti e bassi!».

Meno ore di sonno, più abbuffate di snack

I piccoli sembrano aver affrontato con coraggio le restrizioni imposte dall’emergenza e i grandi hanno resistito, a fatica, ma senza arrendersi. In particolare, «ha accettato le limitazioni» l’80,6% dei bambini tra 1 e 5 anni e l’83,3% di quelli 6-10. I genitori convinti di aver retto, nonostante tutto, sono il 60,4% per i più piccoli e il 54,4% dei «grandicelli». La stanchezza avvertita alla fine del lockdown è mitigata dalla sensazione che il rapporto con i figli sia migliorato. Madri e padri giudicano in gran parte positiva la comunicazione avuta con i bambini e notano maggiore distensione nel rapporto tra questi e i fratelli. Per molti la maturazione relazionale si è accompagnata a quella linguistica, evidenziata dal 50% dei genitori dei più piccoli. Le «dolenti note» riguardano alimentazione, sonno e concentrazione, ma anche qualche timore per il futuro dei figli. Le mamme dei bimbi fino a 5 anni lamentano un aumento dell’irritabilità e dei capricci (81,2%) e una riduzione dell’appetito (32%), spesso abbinata al consumo di snack (44,5%). A diminuire – dicono – sono state anche le ore di sonno (37,4%), con frequenti risvegli notturni. Una preoccupazione manifestata dalle famiglie riguarda l’incremento dell’uso della televisione (lo afferma il 66,6%) e delle tecnologie digitali, a cui si riconducono cali d’attenzione e svogliatezza. Gli stessi danni notati dai genitori dei bambini iscritti alla scuola primaria (6-10): l’83% lamenta una concentrazione ridotta e frammentata, associata ad atteggiamenti irascibili. Anche per i più grandi il sonno è divenuto discontinuo, mentre si ribalta il dato relativo all’alimentazione: nel 46,7% dei bimbi di quest’età si è riscontrato un aumento dell’appetito, sempre unito al consumo di snack.

L’allarme più urgente, per tutti i genitori intervistati, riguarda il rapporto dei piccoli con la tecnologia. In case con almeno quattro tipi di device a disposizione, tra televisione, smartphone, tablet e computer, la media di 4/6 ore al giorno di utilizzo da parte dei figli è una preoccupazione, ridimensionata, però, dal giudizio sulla didattica a distanza. Secondo il report, più del 49% dei bimbi fino a 5 anni ha reagito con gioia al contatto da remoto con gli insegnanti. Per i più grandi l’entusiasmo sale al 53,2% e si spiega alla luce di relazioni positive instaurate con le maestre già prima del lockdown. Il voto alla DAD di mamme e papà è complessivamente buono, con qualche inevitabile appunto di chi ha figli iscritti alla scuola primaria: troppi compiti, interazioni discontinue con gli insegnanti e impegno eccessivo richiesto ai genitori. Dal report emerge, inoltre, una discrasia tra il numero di device utilizzati dai bambini per la DAD e per lo svago. Se per la scuola solo il 37,3% non disponeva di strumenti personali, quasi il 42% ha usato il proprio smartphone o tablet per giocare. E mentre il timore della dipendenza dalla tecnologia è relativamente diffuso tra i genitori (42,4%), per i figli più grandi le relazioni online sono giudicate complessivamente positive (52%). Restano due punti interrogativi delle famiglie: sul futuro della scuola e sui rapporti sociali tra pari.

Per dare risposte rassicuranti, «coinvolgeremo anche insegnanti ed educatori», spiega Susanna Mantovani, pedagogista e coordinatrice dello spin off «Bambini Bicocca»: «Oggi è essenziale fare rete. Quest’indagine è stata un’esperienza preziosa di collaborazione tra pediatri e ricercatori in ambito educativo. È la prima fase di un percorso per sostenere i genitori nel periodo di ripresa».

Top