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RAGAZZI, VIDEOGIOCHI O GIOCHI IN SCATOLA?

di Alberto Pellai

In casa è entrata per la prima volta una consolle di videogiochi e i nostri due figli, gemelli di 10 anni, sono come impazziti. Non pensano e non giocherebbero ad altro. Pur avendo stabilito regole precise, nei giorni di vacanza abbiamo dovuto presidiarle con molta fatica, perché a ogni nostro intervento reagivano in modo molto aggressivo. Come non avevano mai fatto. Ora siamo spaventati, perché ci troviamo incapaci nel gestire questa novità che è arrivata in casa nostra come uno tsunami.
Katia

 — Cara Katiaquello che state sperimentando voi è ciò che succede a tutte le famiglie che, di fronte al potere di “uncinamento” dei videogiochi sui figli, devono sviluppare delle contromosse per regolarne e arginarne l’utilizzo. Un utilizzo che, senza regole, rischia di diventare pervasivo, disturbando le altre attività di studio e gioco, fino a generare anche una possibile dipendenza. Rispetto alle regole, mi sembra che voi vi stiate muovendo già bene. Le avete stabilite, le presidiate, non vi spaventate troppo se i vostri figli le contestano. Contestare le regole è il “mestiere” dei figli, farle rispettare è quello dei genitori. Ed è chiaro che quando le proponiamo, non ci faranno applausi e “standing ovation”. È nel gioco delle parti. Però inviterei te e gli altri genitori a coinvolgere i figli in attività divertenti che possono risultare alternative ai videogiochi. Proprio durante le vacanze di Natale, in casa nostra abbiamo dato libero sfogo ai giochi in scatola. Con gli adolescenti l’hanno fatta da padrone i classici del settore (Risiko e Monopoli). Con i due più piccoli, di 9 e 11 anni, ci siamo molto divertiti intrattenendoci con alcuni giochi che la Erickson ha immesso sul mercato prima delle feste e che ho trovato davvero belli e intelligenti, come “Ho una fame che” (un gioco di memoria perfetto per grandi e piccini), “C’era un pirata” (che potenzia capacità di ascolto, memoria e osservazione) e “Le mille e una storia” (che stimola la creatività e promuove la capacità di racconto fantastico nei giocatori). Ci siamo trovati a giocare per ore. All’inizio partecipavano solo i due più piccoli, ma poi anche i due adolescenti di famiglia non hanno resistito al loro potere di attrazione. Lancio un appello a tutti i genitori: se vogliamo che i nostri figli si perdano meno nei videogiochi, recuperiamo il tempo del gioco condiviso in famiglia. Carte, dama, scacchi, giochi in scatola, per l’appunto. I nostri figli hanno voglia di divertirsi e preferiscono farlo in compagnia. Ma se noi non abbiamo tempo e disponibilità e non mettiamo a loro disposizione giochi e materiali coinvolgenti e divertenti… alla fine la consolle rappresenta l’unica alternativa che è sempre accessibile, sempre accesa e sempre attraente.

da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 22 febbraio 2018

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