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RILANCIO POST COVID: MA NEL PIANO COLAO LA FAMIGLIA RIMANE NASCOSTA

di Francesco Belletti, Direttore del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia)

da www.famigliacristiana.it

@Riproduzione Riservata del 09 giugno 2020

Appare difficile capire in questo testo quanto siano reali e rilevanti gli strumenti e gli obiettivi proposti a favore dei nuclei familiari. Poco spazio viene dedicato all’"assegno unico per i figli", da tempo indicato come strumento efficace nell'ambito delle politiche di sostegno.-

Difficile dare in poche ore un giudizio completo sull’impegnativo documento della Task Force “comitato di esperti” coordinata da Vittorio Colao, appena consegnato al Governo, così come non è semplice individuare quale posto abbia la famiglia tra le priorità indicate nel testo.  L’obiettivo era ambizioso: come far ripartire il Sistema Italia, e quindi la prima sfida era come suddividere i temi da affrontare e a quali settori/soggetti dare priorità. Ne sono risultate sei aree tematiche e 113 iniziative specifiche, in un documento complessivamente di buona qualità interpretativa e progettuale in molte aree.

PRIMO. Già sulla scelta delle aree tematiche si innesca una prima ambivalenza: in positivo, non si può non segnalare che finalmente la famiglia è esplicitamente indicata tra le aree rilevanti, come sesta area. Le altre sono (tutte rilevanti, in effetti): 1.Imprese e Lavoro; 2.Infrastrutture e Ambiente; 3.Turismo, Arte e Cultura; 4.Pubblica Amministrazione; 5.Istruzione, Ricerca e Competenze)Però il titolo, “Individui e Famiglie”, già anticipa una criticità che poi si ritrova in più parti del testo: un concetto di famiglia residuale, come “somma di individui”, più che come il principale soggetto che grazie alla tenuta delle proprie relazioni interpersonali ha tenuto insieme il Paese, e ha consentito di reggere i colpi della mancanza improvvisa di lavoro e di reddito, della chiusura delle scuole, della cura delle persone fragili, spesso trascurate da un sistema sanitario inevitabilmente riorientato a contrastare pandemia e diffusione del virus, e quindi “abbandonico” rispetto a malati/patologie non-Covid, come confermano le lunghe liste di attesa oggi presenti per analisi, visite specialistiche, ecc.

SECONDO. Anche il sottotitolo dell’area tematica conferma una rappresentazione della famiglia non come soggetto autonomo e vitale, luogo e generatore del protagonismo attivo dei cittadini, quanto piuttosto una famiglia come soggetto vulnerabile, destinatario prevalentemente passivo di attenzioni, interventi e “valori” da parte del’intervento pubblico. Infatti il sottotitolo chiede di “Potenziare il welfare inclusivo e territoriale di prossimità, per promuovere resilienza individuale e coesione sociale”.  Le parole chiave sembrano essere l’intervento pubblico (welfare),  e torna ancora una connotazione individuale quando si parla di resilienza, dimenticando che anche questa qualità delle persone trova il proprio sviluppo soprattutto dentro le relazioni familiari. Si poteva scrivere “resilienza individuale e familiare”, e nessuno avrebbe avuto niente da ridire. Ma per scriverlo bisognava avere in mente la famiglia come risorsa e soggetto attivo, e non solo gli “individui slegati”.

TERZO. Ovviamente sarebbe ingeneroso leggere solo i titoli; però, anche approfondendo le schede specifiche sulla parte “famiglia” la sensazione di ambivalenza viene confermata; si tratta di 20 “iniziative”, in cui trova ampio spazio soprattutto la costruzione di servizi per la famiglia, anziché un approccio sussidiario, che consenta alle famiglie maggiore libertà e protagonismo. Inoltre le 20 schede/iniziative sono costruite soprattutto attorno agli individui e ai loro bisogni individuali (donne, bambini, persone con disabilità), generando così un welfare individualistico e riparatorio. Manca l’investimento sulle relazioni familiari, e prevale l’idea che se una famiglia fa fatica, l’unica soluzione è che qualcun altro la sostituisca. L’ambivalenza è ancora forte: ad esempio è bene che il documento della task force abbia una scheda per “politiche del lavoro per la disabilità” (iniziativa 93), o per “interventi terapeutici e riabilitativi” (iniziativa 91), o per rafforzare i “servizi territoriali socio-sanitari”. Ovviamente sono tutti bisogni su cui le famiglie hanno bisogno di sostegno.  Però è come se  la famiglia e l’importanza delle sue relazioni solidali svanissero, nel concreto dei singoli temi e nell’insieme del documento.

QUARTO. Un ultimo punto su cui occorrerà ulteriore riflessione è la difficoltà di comprendere il peso specifico delle singole azioni/iniziative descritte: senza indicare l’impegno economico di ciascuna scheda (oltre che le priorità temporali) è difficile capire quanto siano reali e rilevanti gli strumenti e gli obiettivi indicati. Ad esempio, la proposta dell’assegno unico per i figli, con la correlata riorganizzazione degli attuali strumenti fiscali in uso (come gli assegni al nucleo familiare ecc.) è inserita all’interno di una delle quattro schede dedicate alla conciliazione famiglia e lavoro, e non viene ripresa nemmeno nel titolo della scheda dell’iniziativa. Eppure il Forum delle associazioni familiari ha indicato questo strumento, con grande determinazione,  come un passaggio chiave delle politiche familiari. In effetti, se alle famiglie venisse offerto un sostegno economico consistente per ogni figlio anche il tema della povertà minorile sarebbe efficacemente contrastato, rendendo meno rilevanti le due schede dedicate alla tutela dell’alimentazione dei minori in famiglie povere (iniziativa 99) e al la scheda Child Guarantee (iniziativa 100), progetto collegato a priorità europee. Anche questo è un esempio dell’ambivalenza del documento, che esplicita una serie di bisogni spezzettati, tutti importanti in sé, ma non riesce a vedere la famiglia come luogo e soggetto che li può rimettere insieme molto più efficacemente, in modo solidaristico e intergenerazionale.

IN SINTESI. Molti dei nodi qui brevemente segnalati non riguardano il documento della task force, ma investono lo spazio politico di selezione di priorità e di iniziative, che tocca alla politica, come hanno riconosciuto sia Vittorio Colao che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. I tecnici, quindi, offrono letture di scenario e soluzioni “possibili”, e poi toccherà alla politica scegliere cosa fare. Ma se lo scenario e le soluzioni tecniche “non vedono” la famiglia, sarà ben difficile che la politica riesca a vederla meglio. Ma non impossibile, se la politica saprà ascoltare le famiglie e le loro rappresentanze organizzate. Anche per questo vengono scritte queste brevi righe.

Un ultimo esempio, per spiegare quest’ultimo punto: l’iniziativa 96bis  prevede/propone la realizzazione di un Gender Impact Assessment, cioè una valutazione dell’impatto delle politiche sulla differenza tra uomini e donne. Utile certamente: ma spiace che questa valutazione non venga prevista rispetto alle famiglie, cioè rispetto al modo in cui le scelte politiche migliorano in peggio o in meglio le condizioni di vita delle famiglie in quanto tali.

Ma forse capire questo non è una priorità, per gli esperti della task-force: ma la politica sarà interessata a capire l’impatto reale delle proprie scelte sulla concreta vita delle famiglie?

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