logo sito cav

CAV - Centro di Accoglienza alla Vita Vogherese ODV

Via Mentana n. 43
27058 Voghera (PV)
Tel: 349 4026282
email: cavvoghera@virgilio.it
Visualizzazioni:
17

Rossetto sul grembiule per bambine, squadra e righello su quello per bambini: la denuncia di una mamma virale sui social

di Chiara Severgnini
da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 08 ottobre 2020

«Lui ingegnere, lei bella donna. A otto anni», è il commento demoralizzato di Serena Maniscalco, che spiega: «Poi ci lamentiamo se le ragazze non scelgono corsi di studio e professioni Stem?». Dopo la segnalazione, i grembiuli sono stati ritirati dalla vendita.-

Rossetto sul grembiule per bambine, squadra e righello su quello per bambini: la denuncia di una mamma virale sui social

«Lui ingegnere, lei bella donna. A otto anni». Le foto — scattate in un negozio Upim in un grande magazzino della Capitale — sono state pubblicate su Facebook da Serena Maniscalco. E lasciano a bocca aperta: ai bambini si propongono squadra e righello, alle loro coetanee il make up. «Cara Upim», si legge nel post che accompagna le foto, «ma davvero ritenete adeguato che le bambine di otto anni debbano andare a scuola con un distintivo al petto di rossetto e labbra dischiuse, carnose e sensuali? Qual è il vostro messaggio?». La segnalazione, che in pochi giorni ha attirato l’attenzione di migliaia di persone, ha fatto centro: l’Upim ha ritirato dalla vendita i grembiuli con il rossetto.

Gli stereotipi sulle donne

«Ero alla ricerca di un grembiule con la zip per mia figlia», racconta Maniscalco al Corriere, «quando mi sono imbattuta in questo modello con labbra e rossetto. Nell’espositore per i maschi, invece, c’erano grembiuli con squadra e compasso, aeroplanini o scritte come “Il mio mestiere è giocare”. Per le femmine, oltre al rossetto, c’erano solo cuoricini e fiorellini. Lo trovo demotivante. Poi ci lamentiamo se le ragazze non scelgono corsi di studio e professioni Stem? O ci stupiamo se le donne, ai colloqui di lavoro, si sentono chiedere se hanno intenzione di mettere su famiglia? Cose simili non cadono dal pero, sono il risultato di una certa visione del mondo che, come società, contribuiamo tutti a creare». Maniscalco fa riferimento a gap e divergenze che trovano riscontro nei dati. In Italia, le donne sono solo il 36% degli iscritti a corsi di laurea Stem, ovvero relativi a scienza, tecnologia, ingegneria o matematica. Allargando lo sguardo all’Europa intera, scopriamo che, in media, sono poche ovunque. E, come se non bastasse, non fanno carriera: nell’Ue, sono il 35% degli studenti Stem, il 28% dei professori associati, il 14% degli ordinari. Un problema che non riguarda solo le università: in Italia, ad esempio, solo l’11,5% delle imprese in settori ad alta tecnologia è guidato da una donna.

La risposta di Upim

Tutta colpa di un grembiule? Ovviamente no, ma è vero che i pregiudizi di genere vengono costruiti, rinforzati e perpetuati anche attraverso piccoli gesti all’apparenza innocui. Maniscalco, che si occupa di contenuti per un’azienda di informatica e ha due figli (una femmina di 8 anni e un maschio di 3), ne è fermamente convinta. «L’educazione, secondo me, è un obiettivo importante nella vita di un genitore», spiega, «ogni gesto e ogni scelta sono educativi. La questione non riguarda solo chi ha figli. Come società, trasmettiamo ai bambini un’immagine di loro stessi e di loro come futuri adulti: questa immagine è una responsabilità collettiva. Quindi anche chi produce o vende prodotti per l’infanzia ha delle responsabilità. E, di conseguenza, dei doveri». Per questo non si è limitata a denunciare le differenze riguardanti i grembiuli sui social: ha anche inviato una segnalazione al Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Lazio e ha contattato Upim attraverso diversi canali, chiedendo azioni concrete. «Vorrei che i prodotti venissero ritirati», ci aveva spiegato, «e che l’Upim dicesse pubblicamente perché lo ha fatto. Deve essere chiaro a tutti che c’è stata una sottovalutazione di un tema importante. Non lo dico io, lo dicono tutti coloro che si occupano di educazione e infanzia, come Alberto Pellai: immagini, stereotipi ed etichette lasciano un segno nelle menti dei più piccoli». Dapprima, il brand aveva risposto con un messaggio di scuse («Ci dispiace molto di aver riscontrato questo punto di vista, le assicuriamo di porre sempre la massima attenzione nella proposta al cliente, mettendo sempre al centro i bambini a cui ci rivolgiamo. Non volevamo in alcun modo fare riferimento a discriminazioni di genere e/o intelletto»). Poi, però, ha ritirato dalla vendita il grembiule sessista.

Top