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SACRO E SENSO DEL LIMITE: COSA DICONO I DATI SULLA RINATA VOGLIA DI DIO

di Pino Lorizio, Teologo della Pontificia UniversitàLateranense
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 04 luglio 2020
 

I recentissimi dati Istat fanno riflettere: durante il lockdown molti italiani hanno (ri)scoperto la preghiera: il 22,2 per cento s'è rivolto al Signore tutti i giorni, il 42 per cento almeno una volta a settimana. Vero anche che molti connazionali (il 48,3 per cento, afferma la ricerca) non l'ha fatto mai. Superstizione, fuoco di paglia o autentica svolta? L'analisi del teologo Pino Lorizio, della Pontificia Università Lateranense.-


I dati sull’esperienza religiosa e in particolare sulla preghiera nel contesto della pandemia fanno riflettere. In una sua recentissima indagine l'Istat ha accertato che nei giorni cupi del lockdown molti hanno pregato: il 22,2 per cento tutti i giorni, il 42 per cento almeno una volta a settimana. L'hanno fatto soprattutto le donne (52,6 per cento) e gli anziani (il 60 per cento di chi ha pregato risulta avere oltre 65 anni). È altresì vero che molti connazionali (il 48,3 per cento degli italiani, per lo più uomini, soprattutto giovani) dicono di non avere mai pregato.
Sono dati che andrebbero approfonditi in una duplice chiave di lettura. In maniera più immediata, e per certi aspetti superficiale, si potrebbe leggere l’incremento della preghiera in questo momento storico come pura e semplice superstizione. Della serie: “proviamo anche con Dio, non si sa mai”, come recita una famosa canzone. In questa prospettiva riemergerebbe l’idea di un “Dio tappabuchi” (D. Bonhoeffer), ovvero del ricorso al sacro e al divino in assenza di risorse umane capaci di risolvere i nostri problemi concreti. In un senso più profondo possiamo interpretare il dato alla luce della “situazione limite” (K. Jaspers), in cui si rivela il senso autentico dell’esistenza. 
In questa chiave il rivolgersi al soprannaturale sgorga dall’esperienza del limite e della fragilità, per cui l’uomo percepisce che non può salvarsi da solo. Ora tale profonda sensazione non dovrebbe emergere solo in situazioni drammatiche come quella che stiamo vivendo tutti. E il fatto che in Italia cominciamo a stare meglio non ci dovrebbe rassicurare, se è vero che “ogni morte di uomo mi diminuisce, perché partecipo dell’umanità” (I. Donne citato da E. Hemingway).
La campana continua il suo funebre rintocco e non percepirla sarebbe indice di grave superficialità. Il senso del limite, della fragilità e della morte dovrebbe accompagnarci sempre e per questo il Vangelo ci invita a pregare sempre, non solo per invocare la soluzione dei nostri problemi, ma per porre il nostro limite al cospetto dell’Eterno.

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