Seminiamo emozioni, diamo lezioni di sogni!
di Paolo Crepet
da www.bambiniegenitori.it
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«I sentimenti esistono se, a monte, esistono le emozioni. E le emozioni bisogna seminarle sin dal parto. Anzi prima...».-
Abbiamo incontrato lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet in piazza Maggiore a Bologna (sede storica della nostra Associazione NOprofit a sostegno delle famiglie), durante l'ultima edizione del Festival francescano.
Davanti ad una folta platea di cittadini, Crepet ha colto l'occasione per presentare il suo ultimo libro, Prendetevi la luna (Mondadori), e di insistere «sulla necessità di un'educazione non sentimentale, ma emotiva».
«Quando una donna in attesa si accarezza la pancia – spiega – è come se infondesse a chi sta per arrivare una lezione di sogni. E noi abbiamo bisogno, oggi più che mai, di sogni e di ispirare i nostri figli a fare qualcosa di straordinario».
Professore, qual è il ruolo dei genitori nell'aiutare i ragazzi a districarsi fra le proprie emozioni?
«Sinceramente, i genitori non so dove siano. Bisogna scovarli, andarli a cercare col lanternino. Sono troppi quelli che fanno di tutto per non esserci. Il benessere, il concedere sempre tutto e subito è il più grande errore della loro assenza; un'assenza che ha portato al declino dell'empatia. Gli adulti non sono più capaci di mettersi nei panni dell'altro e, di conseguenza, non lo sono i loro figli. I ragazzi guardano, innanzitutto, le figure di riferimento che hanno in famiglia. È dalla madre e dal padre che prendono ispirazione, nel bene e nel male».
Dice sempre che i ragazzi di oggi hanno troppo, eppure sono arrabbiati, sfuggenti... cosa manca loro?
«La cosa più importante: l'ascolto. Si sentono soli, invisibili. Con i figli bisogna parlare, trovare il tempo per loro. Guardarli, ascoltarli, porre dei limiti. I genitori devono essere più coraggiosi, smettere di assecondare i ragazzi e fare gli amiconi. Le famiglie devono prendersi delle responsabilità e, soprattutto, non devono aver paura di dire dei "no" per tutelare, anche con severità, i propri figli. Un genitore deve essere una guida e fare scelte impopolari. I nostri ragazzi non sono più capaci di gestire le frustrazioni, il rifiuto, la fine di un amore. E la colpa è dei genitori che non glielo hanno insegnato, proteggendoli troppo, facendo addirittura lo zaino di scuola al posto loro. Stanno crescendo adulti che non saranno mai davvero autonomi e in grado di vivere le sconfitte».
E il rispetto per l'altro? Come insegnare loro a vivere le proprie emozioni, rispettando quelle dell'altro?
«Con l'esempio e la cura. Se qualcosa sfugge si tende a dare le colpe al mondo esterno. Alle cattive compagnie, ai social, alla scuola. Il comportamento di qualsiasi ragazzo dipende invece da quello che ha visto fare intorno a sé, per prima cosa in casa».
Serve l'educazione all'affettività e al rispetto delle differenze a scuola?
«Alla scuola servirebbe riconoscere l'autorevolezza degli insegnanti. Si è dato troppo spazio alle famiglie, che pretendono di giudicare i docenti, di cui dovrebbero fidarsi. Da un lato si toglie valore all'insegnamento, dall'altro si delega alla scuola tutto ciò che non riescono o sanno fare. Un ragazzo come potrà rispettare l'insegnante se i primi a non farlo sono i suoi genitori?».
Quanto pesa l'invadenza del mondo digitale nei comportamenti dei nostri figli e nella gestione delle loro relazioni?
«Esattamente come pesa sui vostri comportamenti di adulti. Anche i genitori sono sempre con la testa nello smartphone. Servirebbe buon senso: evitare un'esposizione prolungata e la dipendenza che ne deriva e che rischia di diventare totale. Si può fare tutto, con moderazione. E, anche in questo caso, è fondamentale esserci come genitore. Fino ad una certa età, la presenza e la mediazione di un adulto sono indispensabili. Come ho scritto nel mio libro Baciami senza rete, lo ripeto anche ai ragazzi: spegnete quel telefonino e baciatevi».