Tablet e computer a scuola: ma scrivere a mano fa imparare meglio
di Cristina Marrone
da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 29 dicembre 2020
Un nuovo studio che ha coinvolto bambini e ragazzi conferma l’importanza della penna nel favorire l’apprendimento e il ricordo rispetto alla tastiera.-
In questi mesi di pandemia in cui le scuole sono state catapultate nella didattica a distanza e dove tutti i compiti si sono svolti, e in buona parte si svolgono ancora su tablet e computer, una nuova ricerca conferma ancora una volta che la scrittura a mano non va abbandonata. Il motivo? I bambini che utilizzano carta e penna invece dei dispositivi elettronici tendono a imparare e a ricordare meglio. Lo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology da un gruppo di scienziati della Norwegian University of Science and Technology ha coinvolto 24 volontari (12 ragazzi e 12 bambini) per verificare le caratteristiche della scrittura a mano e le sue differenze con la digitazione attraverso una tastiera. «Scrivere con la penna fornisce al cervello più appigli a cui agganciare i ricordi» afferma Audrey Van der Meer, prima autrice dello studio. «Quando scrivi a mano la lista della spesa o gli appunti della lezione è più facile ricordare il contenuto» aggiunge l’esperta.
L’esperimento
L’esperimento lo ha dimostrato in modo empirico. I partecipanti sono stati sottoposti a encefalogramma (Eeg) per monitorare l’attività cerebrale. Per la loro indagine i ricercatori hanno chiesto ai volontari di indossare un copricapo con 250 elettrodi dotati di sensori altamente sensibili. «Ogni esame — spiega Van der Meer — è durato 45 minuti e abbiamo constatato che l’attività cerebrale sembra essere decisamente meno intensa durante la scrittura con tastiera».
Lo stesso gruppo di ricerca aveva svolto un lavoro simile nel 2017, analizzando l’Eeg di 20 studenti e arrivando alle stesse conclusioni. «Non è il primo studio che va in questa direzione ma è ben strutturato dal punto di vista sperimentale e merita un’attenzione speciale» commenta Fabio Celi, psicologo clinico, psicoterapeuta e docente di Psicologia clinica all’Università di Pisa. «Esistono ricerche, come questa, che analizzano gli effetti della scrittura a mano su determinate strutture cerebrali, altre che esaminano le conseguenze sull’apprendimento, la riflessione, il coordinamento oculo-manuale. La tendenza è però la stessa: la scrittura a mano si sta perdendo».
Le difficoltà
Oggi i bambini sono stimolati a scrivere testi più lunghi grazie alla tastiera che crea meno frustrazioni. Imparare a scrivere a mano rappresenta invece un percorso molto più lento, le dita devono compiere movimenti armoniosi che possono risultare faticosi, anche fisicamente. Grazie però a un maggior stimolo cerebrale è favorito il ricordo e l’apprendimento, con la conseguenza di ottenere risultati scolastici migliori. La tastiera invece richiede sempre lo stesso movimento, è meno faticosa e, secondo molti studi, non favorisce il ricordo. «Premere la penna sulla carta, sentire il suono della scrittura è un esercizio che stimola le attività nella parte sensomotoria del cervello» conclude Van der Meer.
«La tecnologia ha una sua storia, indipendente da quello che cerchiamo di fare — riflette Fabio Celi — ma almeno eviterei fughe in avanti. Sappiamo che perderemo la scrittura a mano ma concordiamo che praticarla comporta molti benefici: possiamo almeno non essere più veloci della storia». Lo psicologo ricorda come 2.400 anni fa Platone ha raccontato molto chiaramente nel Fedro come la scrittura ha finito per limitare la capacità mnemonica nell’uomo.
I Greci recitavamo a memoria Iliade e Odissea, con la scrittura questo sforzo non era più necessario. Anche il lavoro degli amanuensi, che stimolava la riflessione, è andato perso con l’arrivo della stampa di Gutemberg e così sarà con tablet e tastiere. «Le strategie compensative alle evoluzioni tecnologiche sono piuttosto sorprendenti» aggiunge Celi. «L’automobile ad esempio, ci permette di percorrere lunghe distanze, ma ci fa diventare molto sedentari mettendo in crisi il nostro apparato cardio-circolatorio. Che cosa fa l’uomo? Inventa le palestre e tapis roulant così da fare la stessa attività fisica che avrebbe fatto senza auto, senza perderne i benefici della macchina».
Stesso discorso sui navigatori. Diventeremo così incapaci di orientarci da dover inventare gare di orientering come oggi si corrono le maratone? In «Nove volte sette» di Asimov del 1958 si racconta di un mondo futuro in cui gli umani, dipendenti dai computer, non credono sia possibile fare calcoli a mano. E quando un uomo esclama che 3x5 fa 15 nessuno crede ai propri occhi. Il futuro, quello vero, lo vedremo quando diventerà presente». Nel frattempo meglio non correre troppo.