Un’adolescente su tre sente la pressione della «vita perfetta» (degli altri) sui social
di Greta Sclaunich
Ci sono i selfie sorridenti, le sessioni di yoga con alle spalle tramonti perfetti, i piatti di cibo sano e colorato ma anche quelli con hamburger o cheesecake sormontati di panna. E poi lo shopping di abiti all’ultima moda, i viaggi, le serate fuori con amici e certo, anche il partner giusto che ogni tanto compare con una dedica o in una foto. Ecco com’è la vita perfetta online. Quella che nessuno di noi ha nella vita reale ma che con pochi accorgimenti, qualche filtro e tante omissioni riusciamo a costruire senza troppa fatica sui social. Finendo per creare un mondo finto che tanti aspirano a raggiungere: secondo un sondaggio dell’associazione inglese Girlguiding, realizzato su un panel di mille giovani, il 35% delle ragazze di età compresa fra gli 11 ed i 21 anni dichiara che la sua principale preoccupazione legata alla Rete è il fatto di comparare le proprie vite con quelle degli altri. Più l’età sale, più la paura di non farcela cresce: la percentuale diventa del 40% tra le 17/21enni.
E i genitori?
La ricerca mette in luce altri due dati interessanti. Il primo: per una percentuale di poco inferiore, cioè il 33%, la principale preoccupazione online riguarda come appaiono sulle foto (altre invece concernono l’adescamento, il ricatto, l’utilizzo di foto fuori dal loro contesto). Il secondo: solo il 12% crede che i propri genitori siano preoccupati dal continuo e costante paragone che loro stesse fanno online, contro il 47% che pensa che invece apprezzino questa pressione. Insomma, da un lato pare che il confronto riguardi solo l’esteriorità, dall’altro che questo venga vissuto come una spinta a migliorarsi che potrebbe anche essere positiva.
La pressione
Non a caso su Instagram, il social delle immagini per eccellenza, molte ragazze utilizzano i loro account come «diario di bordo» per raccontare la propria battaglia per avere un corpo più sano (che questo significhi perdere peso e andare in palestra o, all’opposto, sconfiggere anoressia e bulimia). Anche loro ammettono di farlo perché, grazie alla visibilità garantita dai social, si sentono più motivate e sostenute da chi le segue e commenta successi e insuccessi. Una pressione positiva, quindi. Ma sempre di pressione si tratta. «Dobbiamo ascoltare e prendere sul serio le voci di queste ragazze. Per proteggere la loro felicità, il loro benessere e le opportunità nella vita, online e offline», ha dichiarato Ruth Marvel, la vice direttrice di Girlguiding,analizzando i risultati del sondaggio. La ricerca è stata commentata anche dal mondo della politica: secondo la deputata laburista Jess Phillips questi risultati sono «preoccupanti» perché «la perfezione non è altro che uno strumento di marketing» e le ricadute della continua ricerca di avvicinarsi a questo obiettivo irraggiungibile porta le donne a «sentirsi inferiori sia nella vita lavorativa che in quella personale».
da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 23 agosto 2017