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IN VETTA AL ROSA PER FESTEGGIARE I CENT'ANNI DEGLI SCOUT CATTOLICI

di Laura Bellomi

Sulla strada, condividendo la fatica e la bellezza del cammino. Così l’Agesci ha festeggiato il primo secolo di attività: «Continuiamo a rinnovarci per poter annunciare il Vangelo con semplicità».-

In cammino, zaino in spalla, sperimentando la fatica della salita e la bellezza del condividere la strada con fratelli di tutta Italia. Fra il 6 e il 9 agosto gli scout dell’Agesci hanno festeggiato così i cento anni di scoutismo cattolico, salendo al santuario di Cuney, in Valle d’Aosta, e al Cristo delle Vette, in cima al Monte Rosa. «Si tratta del santuario e della statua del Cristo più in alta quota in Europa. Li abbiamo raggiunti non tanto per commemorare ciò che è stato ma per festeggiare l’inizio di un nuovo secolo di scoutismo cattolico con lo stile di chi guarda avanti», dice Ferri Cormio, capo scout d’Italia dell’Agesci. A mettere un passo dopo l’altro sui sentieri valdostani sono stati più di 150 fra bambine e bambini e ragazze e ragazzi provenienti dalle diverse regioni della Penisola. «Camminando abbiamo confermato la nostra identità cristiana: per gli scout la strada è l’immagine della via che porta all’incontro con Cristo», sintetizza padre Davide Brasca, assistente ecclesiastico generale.
IN DUOMO POI SUL GHIACCIAIO Domenica 6 agosto gli scout si sono radunati nella cattedrale d’Aosta per la Messa con il vescovo Franco Lovignana, che ha benedetto un bassorilievo della Madonna degli scout e una targa, poi posizionati rispettivamente al santuario mariano e in vetta al Rosa. «Durante la celebrazione abbiamo ascoltato l’episodio della Trasfigurazione. L’invito di Gesù a scendere a valle, fra la gente, sembrava rivolto a noi: il Signore ci chiede di spenderci nelle situazioni di maggior bisogno», commenta Donatella Mela, capo guida d’Italia dell’Agesci. «Uno stimolo a essere sempre pronti a servire: quest’estate tanti ragazzi sono impegnati a Ventimiglia con i migranti e nelle zone terremotate di Marche e Umbria cercando di portare un aiuto materiale ma anche un segnale di fratellanza». Il giorno successivo, procedendo verso il santuario di Cuney, i giovani si sono lasciati interrogare dalla Madonna. «Maria insegna molte cose: è una donna che ha parlato poco, essenzialmente ha detto sì a Dio, e si è data tanto da fare. Il suo Magnificat è un discorso politico: ci dice che c’è una società giusta da costruire, ed è ciò a cui siamo tutti chiamati», sottolinea ancora padre Brasca, convinto che la potenzialità dello scoutismo cattolico sia proprio l’impasto fra Vangelo e metodologia scout. Infine mercoledì 9 agosto una delegazione di 21 camicie azzurre è salita al Cristo delle Vette, a quota 4.167 metri. «Siamo partiti da Aosta alle 5 del mattino, arrivando in cima alle 13.15», racconta Antonio Maccarrone, responsabile Agesci della Valle d’Aosta. Divisi in cordate, i ragazzi si sono dati il cambio per trasportare la targa. «Dopo averla fissata al basamento della statua abbiamo pregato insieme con il Padre nostro e abbiamo ricordato Alberto, il rover alessandrino deceduto nei giorni scorsi. Mi sono commosso: l’arrivo in vetta ha chiuso il lungo cammino del centenario, con le sue riflessioni e i suoi slanci, e allo stesso tempo ha aperto la strada verso il futuro. Ho pregato per tutti gli scout che ci hanno lasciato questa eredità e ho chiesto a Dio di sostenerci nell’impegno educativo».
ESSERE CHIESA IN USCITA «Ma non si arriva a una meta se non per ripartire. E qui dove siamo ora, non è che una tappa del nostro cammino», scriveva don Giorgio Basadonna, sacerdote scout. Così per l’Agesci i cento anni di scoutismo cattolico sono stati l’occasione per rilanciare anche l’impegno a essere Chiesa. Dal 1916, quando il conte Mario di Carpegna divenne Commissario centrale dell’Asci (Associazione scout cattolici) e i primi scout recitarono la Promessa, lo scoutismo cattolico si è delineato sempre più come un’esperienza significativa di laicato. «Il Concilio vaticano II ci ha detto che tutti, laici e ministri, siamo il popolo della Chiesa. Sentiamo forte la responsabilità della trasmissione della fede nella consapevolezza che, da laici, non siamo soli: ogni staff è formato da una donna, un uomo e un assistente ecclesiastico», riflette ancora Cormio.
IL POST CRESIMA L’Agesci oggi conta 185 mila soci, di cui 33 mila capi e 152 mila ragazzi. Di questi, non tutti frequentano la parrocchia. «L’invito alla “Chiesa in uscita” di Francesco ci interpella particolarmente: ci sentiamo chiamati ad arrivare dove altre realtà faticano a far presa sui ragazzi», dice ancora Cormio. Da qualche anno l’associazione porta avanti con soddisfazione uno stile di “catechesi narrativa”, che chiede ai responsabili di saper raccontare, con la vita e con le parole, la propria esperienza spirituale e la bellezza della Parola. L’Agesci è poi impegnata con l’Ufficio catechistico della Cei nello sviluppo di un piano di supporto alla catechesi attraverso il metodo scout. «Possiamo contribuire a offrire un cammino di fede a chi ha terminato la catechesi sacramentale», conferma padre Brasca. «Certo servono capi preparati e dobbiamo spenderci con fantasia e capacità di innovazione. Accettiamo la sfida con tremore e voglia di mettere a disposizione la nostra esperienza».
FRATELLI DI TUTTI Nel secolo trascorso lo scoutismo ha cercato di intercettare i bisogni e le domande dei giovani rimanendo fedele ai propri principi. «La parola di Dio è sempre rimasta il nostro punto di riferimento», riprende Mela. «Sentiamo la specificità cattolica come un dono prezioso da condividere, nel dialogo e nella conoscenza reciproca, anche all’interno della Federazione italiana scoutismo e delle organizzazioni internazionali a cui appartengono scout aconfessionali o di altre confessioni e religioni». Dall’imparare a fare scelte con il Vangelo in mano all’interrogarsi sui temi dell’etica − i prossimi mesi vedranno i capi impegnati nella riflessione sull’esortazione apostolica Amoris laetitia −, al sentirsi parte attiva nella vita della Chiesa, l’Agesci in chiusura del centenario guarda avanti: «Vorrei che i nostri ragazzi volessero sempre più bene alla Chiesa e che fossero capaci di dirglielo», è la preghiera profonda di padre Brasca. «La società cambia velocemente, i cristiani sono un piccolo gregge: come scout dobbiamo continuare a rinnovarci per poter annunciare il Vangelo con semplicità».
AGESCI - 2 MILA GRUPPI A seguito della fondazione, in Inghilterra nel 1907, ad opera di lord Baden Powell, lo scoutismo si diffuse anche in Italia. Il primo movimento fu quello aconfessionale del Cngei (Corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani), mentre l’Associazione scout cattolici italiani prese avvio nel 1916. Accanto all’associazione maschile, nel 1943 nacque anche quella femminile, l’Agi (Associazione guide italiane). Nel 1974 le due associazioni si unirono dando vita all’Agesci, Associazione guide e scouts cattolici italiani, che vuole contribuire alla formazione dei giovani secondo i principi dello scautismo. Oggi l’Agesci conta 185 mila aderenti ed è organizzata in circa 2.000 gruppi locali.
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 17 agosto 2017

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