Zuppi, la pace non è un sogno
da www.citttànuova.it
@Riproduzione Riservata del 27 dicembre 2022
Il presidente della Cei a Bari sulla tomba di San Nicola ha pregato contro la guerra, auspicando un cammino che conduca al dialogo.-
Un grido che diventa melodia sale oltre le colonne del tempio santo, le lacrime bagnano quel seme di pace, quella goccia che nutre l’oceano. I canti, i salmi, e il brano della visitazione di Maria ad Elisabetta in cui «avviene il sussulto di gioia dal grembo» si sono elevati dalla Basilica di San Nicola, ancora una volta ponte di unione e di pace tra i popoli. «L’ansia della pace è il nostro grido che diventa preghiera: vieni Gesù, porta il Natale della pace in Ucraina! Il seme della pace possa crescere nelle crepe di cuori induriti e che il Signore possa toccarli con la forza della sua grazia. È un sogno? No. Una guerra tra cristiani umilia e scandalizza, offende il nostro unico e comune maestro». Introduce con queste parole la sua omelia il card. Matteo Zuppi giunto a Bari in occasione della veglia per la pace sulla tomba di San Nicola.
Il messaggio più forte, nel periodo alle porte del Natale, esorta a compiere piccole scelte, semi di pace che possono risultare determinanti: «Rinnoviamo l’appello perché nei giorni di Natale non si compiano azioni militari attive, sia permesso ai cristiani di onorare il Dio della pace, non si profani quel giorno distruggendo le tante Betlemme dove vuole nascere il Signore. San Nicola ispiri la saggezza e il coraggio di questa scelta. Non ci abituiamo alla guerra e facciamo nostra la stessa trepida attesa del Papa per commuoverci, anche perché speriamo che ogni giorno sia l’ultimo di guerra e attendiamo con ansia, con la fretta di Maria, che venga il Natale della pace».
Insieme al presidente della Cei, a mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo della diocesi di Bari-Bitonto, i rappresentanti delle comunità ortodosse presenti nel capoluogo pugliese, le autorità hanno accolto l’invito a vivere la veglia per la pace proprio dal luogo che custodisce le reliquie del vescovo di Myra per una sentita preghiera di intercessione verso il Santo protettore di donne e bambini. Numerosi fedeli, uomini e donne di buona volontà hanno partecipato alla celebrazione in un clima di affidamento e di irriducibile speranza dato che da quando scoppiano i missili in Ucraina si è invocato numerose volte il nome di San Nicola, venerato e amato dai fedeli ortodossi dell’est.
Durante la preghiera i vescovi della Puglia, e non solo, si sono recati in cripta dove, in un breve e intenso momento di raccoglimento, il card. Zuppi ha alimentato la lampada uniflamma, simbolo di pace e unità che illumina l’altare, mentre i padri domenicani, custodi della Basilica, hanno intonato un canto della tradizione, una vera e propria invocazione di aiuto che sintetizza la devozione popolare verso San Nicola. Gentili provocazioni e incitamenti a non rassegnarsi alla guerra sono le parole del presidente della Cei: «Senza visione di pace non la si cerca e non la troviamo. Certo, un seme sembra piccolo, inutile. In esso è nascosta, però, tutta la pace. Ed è affidato a noi. Se lo teniamo per noi non serve a nulla. Possa ciascuno di noi, artigiano com’è di pace, gettare il seme della pace con il perdono, con la conoscenza, praticando la solidarietà e l’attenzione a ciascuno. Tutti possiamo fare tanto. È la famosa goccia che riempie l’oceano. E noi vogliamo esserci e non fare mancare la nostra. Anche perché in una goccia qualcuno vedrà tutto l’oceano! Vogliamo che tanti vedano la luce del Natale riflessa dalla nostra umanità e solidarietà». Successivamente il cardinale riprende l’episodio dell’incontro tra Maria ed Elisabetta: «Maria corre verso Elisabetta. Noi vogliamo sollecitare, nella nostra umiltà, ma anche con la ferma risoluzione, chi può e deve fare qualcosa per la pace perché sia avviato un cammino che conduca al dialogo. Non ci saranno mai le condizioni, se non la sconfitta! Quanta distruzione di persone e cose dobbiamo aspettare?».
La pace, perciò, parte dalle scelte del quotidiano appartenenti ad ogni individuo. Mons. Zuppi ricorda le lacrime delle donne colpite dal dramma della guerra, soprattutto riporta alla mente l’immagine drammatica della donna in cinta a Mariupol. Non bisogna dimenticare soprattutto per promuovere iniziative non violente e freni alle armi. Rimarcando la personalità carismatica di San Nicola afferma: «San Nicola, uomo di pace, volge le spalle a chi non ascolta l’invito di pace. Spingiamo perché sia preparata una conferenza che, come saggiamente avvenne a Helsinki ormai troppi anni fa, possa risolvere tanti conflitti e creare le basi di una convivenza pacifica». La Basilica di San Nicola è stato il centro del dialogo e della pace negli ultimi anni con la presenza dei vescovi del Mediterraneo e i capi delle chiese cristiane mediorientali insieme a papa Francesco il quale disse: «La pace va coltivata anche nei terreni aridi delle contrapposizioni, perché oggi, malgrado tutto, non c’è alternativa possibile alla pace. Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti! Basta alle occupazioni di terre che lacerano i popoli! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente!». Correva il 2018, ma queste parole restano tremendamente attuali.
Fiduciose e decise sono le parole di mons. Satriano ai giornalisti al termine della veglia: «Abbiamo chiesto al patrono di interporsi tra coloro che in questo momento stanno tradendo la propria vita e l’identità cristiana ferendo il fratello. Dall’intercessione la preghiera diventa di misericordia, occasione di riconciliazione, promessa di perdono che dobbiamo coltivare per attivare dialoghi di pace, percorsi fecondi per l’umanità».
A proposito di semi pace, Zuppi dichiara alla stampa: «A gennaio il segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi, con la Caritas si recherà in Ucraina per stare vicino alla popolazione e programmare interventi di pace e soccorso. La chiesa italiana ha raccolto circa 20 milioni di aiuti al popolo ucraino e alleviare in qualche in modo le conseguenze della guerra è un continuo tentativo di coltivare semi di pace».
Un chiaro segno che la pace non è un ideale astratto o un dono che cade dal cielo: richiede fatica, tenacia, creatività per cui vale la pena impegnarsi.